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In occasione della prima Giornata Mondiale della Lingua e della Cultura Ellenica, che la Comunità Ellenica di Napoli e Campania e la Federazione delle Comunità Elleniche in Italia celebrano a Napoli il prossimo Venerdì 20 maggio, la Società Filellenica Italiana propone agli intellettuali partenopei una riflessione sull'opportunità di aprire un tavolo di lavoro, teso a buttare le basi per ottenere dall'UNESCO il riconoscimento dell'insegnamento delle lingue classiche fra le "tradizioni ed espressioni orali" di cui alla lettera a) dell'art. 2.2 della Convenzione Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale del 27 ottobre 2003, che ricomprende appunto "il linguaggio in quanto veicolo del patrimonio culturale immateriale".
L'iniziativa trova la sua origine già nell'atto fondativo della Società Filellenica Italiana, del 21 marzo 2014, che all'art. 3, fra i principali obiettivi del sodalizio individua il seguente: "promuovere il riconoscimento della Cultura classica, greca e latina, quale patrimonio Culturale Immateriale, ai sensi della Convenzione UNESCO per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale ratificata dall'Italia nel 2003, operando per l’individuazione e la valorizzazione dei beni immateriali che trovano nella tradizione classica le proprie radici".
Essa è stata portata avanti con entusiasmo in particolare da un gruppo di associati della Filellenica, in primis gli avv.ti Lucio Minervini e Bartolo Giuseppe Senatore, sostenuta in modo determinante dalla Federazione delle Comunità Elleniche in Italia, in primis dal Prof. Jannis Korinthios ed oggi dal Presidente Olga Nassis, ed è ormai matura per essere annunciata e sottoposta al vaglio di intellettuali, associazioni culturali, licei classici, istituzioni.
Riportiamo di seguito, come introduzione al dibattito che si svolgerà il prossimo 20 maggio alle ore 16 presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli, il carteggio di recente intercorso fra il Presidente della Società Filellenica Italiana, Prof. Marco Galdi, ed il Prof. Luciano Canfora, che ancora ringraziamo per il Suo preziosissimo contributo.
Marco GALDI, presidente Società Filellenica Italiana
Estratto della corrispondenza fra il Presidente della Società
Filellenica Italiana ed il Prof. Luciano Canfora.
Cava de' Tirreni, 8 maggio 2016
Chiar.mo Professore,
Le sono molto grato, a nome della Società Filellenica, per la Sua disponibilità.
L'incontro al Mibac è stato proficuo, anche se nell'occasione abbiamo compreso come occorra lavorare molto per riuscire a calare la Cultura classica nelle maglie strette della Convenzione Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale del 27 ottobre 2003, pensata per tutelare "elementi" culturali ben individuati e localizzati in un ambito spaziotemporale, le cui caratteristiche attuali, come definite, devono potersi conservare nel tempo pena la cancellazione dall'elenco.
In particolare, occorre scegliere uno degli ambiti del patrimonio immateriale, che sono indicati tassativamente dalla Convenzione, in particolare:
a) tradizioni ed espressioni orali (compreso il linguaggio in quanto veicolo del patrimonio culturale immateriale);
b) arti dello spettacolo;
c) consuetudini sociali, eventi rituali e festivi;
d) cognizioni e prassi relative alla natura e all’universo;
e) saperi e pratiche legati all’artigianato tradizionale.
La nostra sensazione, ad un primo approccio, è che la Cultura classica sia tutto ciò insieme e molto altro ancora, ma che non sia impossibile argomentare l'inserimento nella previsione di cui alla lettera d).
Abbiamo pensato, per poter proseguire il nostro percorso, di organizzare un tavolo di lavoro, che consenta di condividere l'impostazione ed i contenuti della domanda da presentare al Comitato Nazionale Unesco, che è tenuto all'esame preliminare delle proposte.
Da quanto abbiamo compreso, è indispensabile la presenza di un antropologo culturale, considerato che è proprio l'approccio antropologico quello prediletto in ambito Unesco.
Ma ancor più indispensabile è la condivisione del percorso con studiosi della Cultura classica, capaci di penetrare le anse più recondite di questo Universo, che tuttora determina la cultura occidentale e la cui attualità e vitalità, indubbia, va evidenziata per consentire il riconoscimento Unesco.
In ogni caso, Le saremo grati se volesse riflettere su questa iniziativa ed anche se ci dicesse, francamente, cosa ne pensa.
Nel ringraziarLa ancora per la Sua risposta, La saluto con profonda stima.
Marco Galdi
Bari, 9 maggio 2016
Gentile Presidente,
La ringrazio molto per la Sua lettera che dà conto in modo esaustivo dell'incontro presso il MIBACT. Come Lei mi suggerisce, la mia risposta deve essere schietta. Ed ecco perciò le mie considerazioni:
1) La cultura classica, in quanto patrimonio scritto e dunque non "immateriale" è già al sicuro sotto forma di edizioni, traduzioni e studi presenti nelle biblioteche di tutto il mondo.
2) Ciò che invece è in pericolo – e meriterebbe perciò una tutela – è la conoscenza delle lingue greca e latina che si è tramandata sinora di generazione in generazione. È accaduto però che nella gran parte dei Paesi dove l'insegnamento di tali lingue era codificato negli ordinamenti scolastici, tale insegnamento è stato progressivamente eliminato e relegato in alcuni molto pochi accorsati corsi universitari. Siamo cioè nella condizione di progressiva diminuzione di tale "patrimonio" affidato alla oralità. Solo in Italia gli ordinamenti scolastici riservano un posto ben definito, nei licei classici, all'insegnamento delle due lingue. Ma non è un mistero che tale situazione è soggetta ad attacchi continui e al rischio di modifiche sostanzialmente distruttive ad opera soprattutto del dominante pensiero pedagogico. Esso ritiene infatti che l'apprendimento di tali lingue, in quanto faticoso, sia anche nocivo.
3) Dunque la conservazione nel tempo di questo bene immateriale non può essere garantita da nessuno. Il che significa che la clausola dell'UNESCO («devono potersi conservare nel tempo, pena la cancellazione dall'elenco») non può essere rispettata.
4) La via UNESCO mi sembra troppo in salita per essere praticata ragionevolmente; semmai sarebbe opportuno concentrare gli sforzi sulla difesa dell'attuale impianto dei licei classici. Bisognerebbe cioè valorizzare una circostanza che passa inosservata per lo più: che cioè noi siamo l'unico Paese che può fornire competenze che altrove ormai scarseggiano.
Molti cordiali saluti.
Luciano Canfora
Cava de' Tirreni, 9 maggio 2015
Chiar.mo Professore,
non Le nascondo che una opzione, che pure stavamo valutando, era quella di concentrare il nostro impegno proprio sul tema della tutela dei licei classici e dell'insegnamento che ivi ancora si impartisce delle lingue latina e greca.
Ipotesi che, evidentemente, dovrebbe farci propendere per chiedere all'Unesco di operare il riconoscimento dell'insegnamento delle lingue classiche fra le "tradizioni ed espressioni orali" di cui alla lettera a) dell'art. 2.2 della Convenzione, che ricomprende appunto "il linguaggio in quanto veicolo del patrimonio culturale immateriale".
Il riconoscimento Unesco metterebbe, infatti, al riparo il modello dei nostri licei classici dagli attacchi continui del dominante pensiero pedagogico, cui Lei alludeva. Inoltre, permetterebbe di valorizzare ulteriormente nel mondo la circostanza dai più ignorata e da Lei notata, che noi siamo l’unico Paese che può fornire competenze che altrove (e nella stessa Grecia) ormai scarseggiano.
Con il Suo consenso renderò patrimonio comune le Sue considerazioni, affinché possa essere valutata questa prospettiva, forse più limitata, ma meno velleitaria e comunque estremamente utile.
La ringrazio di cuore del tempo che ci ha dedicato e dei preziosi consigli che ha voluto rivolgerci.
Sarà mia premura, se non Le importa disturbo, tenerLa informata dell'evoluzione dell'iniziativa.
Cordiali saluti.
Marco Galdi
Bari, 10 maggio 2016
Caro Presidente,
sono pienamente d'accordo: se è utile, divulghi senz'altro le mie considerazioni. E grazie di tenermi informato. Non sarà una battaglia facile.
A presto
Luciano Canfora
Il mondo classico greco-romano E', per gli Italiani in generale, e per gli attuali abitanti della cosiddetta Magna Grecia, E' CARNE DELLA NOSTRA CARNE, CUORE DEL NOSTRO CUORE. Ecco perchè non possiamo permettere che la FOLLIA DI ALCUNI, che amano solo il DENARO, mandi fuori dalla Scuola italiana lo studio delle lingue e della civiltà greco-romana.
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