05/06/2018 |
storie |
Il mare in tre domande a... Jannis Korinthios |
di Marco Molino
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Nel Cinquecento molti cittadini greci arrivarono nell’Italia meridionale dal mare, lasciando in patria tutto e dovendo ripartire da zero, proprio come i tanti migranti che in ogni epoca – più o meno volontariamente – si sono avventurati sul Mediterraneo. Duemila anni prima, i loro antenati si stabilirono su queste coste per motivi essenzialmente demografici e commerciali. Adesso invece inseguivano semplicemente la libertà.
Jannis Korinthios, come riuscirono i greci “moderni” a ricostruirsi una nuova vita nella Penisola e quanto fu importante per loro il sostegno di una comunità di esuli?
«La caduta di Costantinopoli nel 1453 e l’invasione ottomana nei Balcani e nel Levante scatenò l’esodo e la grande fuga dei greci e dei cristiani verso l’Occidente. Le comunità, i sodalizi e le fratrie “nazionali” della diaspora sorte nell’Occidente cristiano, a partire dal XIV secolo d.C., come conseguenza dell’espansionismo ottomano, divennero le nuove piccole patrie dei fuoriusciti e degli sfollati. I greci evacuati ottenevano infatti numerosi privilegi, popolando città e paesi in cui l’elemento ellenico divenne con il tempo significativo o almeno gruppo allogeno dinamico. Le comunità costituivano vere e proprie entità amministrative autocefale della diaspora; i greci riuscivano a integrarsi agevolmente nei paesi di accoglienza, organizzando comunità nazionali basate su tre fondamenta: chiesa nazionale, scuola di lingua greca, ospedale o conservatorio per fanciulle».
Il mare abbraccia la Grecia come l’Italia. E’ quell’azzurro che allo stesso tempo divide e unisce le due penisole. Quale rapporto hanno mantenuto con il mare i greci approdati cinque secoli fa in Italia?
«La Grecia e l’Italia, grazie al Mediterraneo, sono legate da millenni da una storia comune, da una civiltà fondata sul mare, scandita da incontri e scontri, innesti, fusioni e fratture. Fin dall’antichità in Italia meridionale è attestata stabilmente un’altra Grecia. A partire dalle prime colonizzazioni in poi, migrazioni reiterate hanno contribuito a innestare e conservare una diaspora dinamica endemica e ben integrata, segnando in diacronia profondamente la storia complessiva di tutta questa regione. Tra la Grecia e l’Italia e gli altri paesi del Mediterraneo i flussi erano frequenti e costanti. Tuttavia fu proprio l’Italia meridionale ad accogliere con una generosità senza paragoni il maggior numero di queste popolazioni migranti.
Greci e Italiani hanno avuto sempre una vocazione marinara e il Mediterraneo ha svolto un ruolo centrale nella loro storia complessiva. Bisogna leggere questa loro storia comune proprio attraverso il loro legame con il Mediterraneo.L’Ellenismo moderno approdato in Italia dal XV secolo in poi a diverse ondate non si è mai staccato dal mare. Tutte le comunità diasporiche erano fondate vicino al mare, avendo i greci sempre molto vivo il dovere del Nostos, il ritorno in patria».
Sul mare viaggiano merci e persone, ma anche la cultura e le tradizioni dei popoli. Forse è ancora questa la vera ricchezza del Mediterraneo. Come possiamo tutelare e valorizzare questo immenso patrimonio condiviso?
«Il Mediterraneo è un crocevia antichissimo di popoli e culture con tutto ciò che ne consegue in termini di avvicinamento di popoli e culture. Come scriveva Fernand Braudel, da millenni tutto vi confluisce, complicandone e arricchendole la storia. Il Mediterraneo ha rappresentato al medesimo tempo ostacolo e legame, punto di partenza, punto di arrivo, snodo, e, soprattutto, un elemento unificante per civiltà ostili e differenti di straordinaria vitalità. Le migrazioni sulle rotte del Mediterraneo possedevano molteplici connotati. Le diaspore furono non solo fuga e disseminazione, ma spesso anche accoglienza, integrazione e condivisione. L’esodo, l’esilio e la diaspora hanno segnato il destino di molte popolazioni sradicate dai loro paesi d’origine.
Questo mare non favorì solo la diaspora di uomini e popolazioni. Il Mediterraneo permise anche una diaspora della cultura, delle idee e delle tradizioni. Non sempre la storiografia ha colto pienamente il significato di questi flussi migratori, almeno per quanto riguarda il loro influsso e peso nel campo della cultura. L’esodo dei dotti greci in Occidente, specie in Italia, determinò una diaspora culturale di grande importanza storica e conseguenza significativa per il destino dell’Europa, dell’Ellenismo e della cultura. Il rinascimento culturale europeo, di certo favorito dalla diaspora dei dotti greci, segnò l’inizio dell’avanzamento pressoché costante dell’Europa sulla scena politica mondiale».
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Jannis Korinthios è nato nel 1951 in Grecia, a Kalloni (Tinos), ma da molti anni vive in Italia, Paese di cui ha assunto la cittadinanza. Attualmente insegna presso l'Università della Calabria, dipartimento Filologia e centro linguistico d'ateneo. Da sempre impegnato per la diffusione e la tutela della cultura greca, ha fondato nel 1992 la Comunità Ellenica di Napoli e Campania, di cui è stato presidente dal 1992 al 2009. Tra il 2013 e il 2015 ha inoltre presieduto la Federazione delle Comunità e Confraternite Elleniche in Italia. E' anche membro fondatore e socio della Associazione Italiana di Studi Bizantini. Ha scritto numerosi libri dedicati alla lingua ed alla cultura ellenica, tra cui I Greci di Napoli e del Meridione d’Italia dal Xv al XX sec.(AM&D Edizioni) e App Grande Dizionario Greco Classico (Hoepli)
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