Nella primavera del 1912 i militari italiani sbarcarono nelle isole del Dodecaneso, senza incontrare qualche resistenza da parte degli ottomani.
Il trattato di pace di Losanna del 1912 sanciva il possesso a titolo provvisorio del Dodecaneso occupate dagli italiani.
La popolazione delle isole aspirava a una imminente concessione dell'autonomia e all'unione alla Grecia. Ci furono manifestazioni anche tra i greci della diaspora contro la politica espansionistica dell'Italia, temendo che il Dodecaneso diventasse un punto di appoggio per la penetrazione italiana in Asia Minore.
Appello ai Filelleni d’Italia dei greci residenti in Italia, riuniti a Napoli il 14 gennaio 1913, per protestare contro l’annessione delle isole dell’Egeo, une d’armi di lingua e di altare, culla delle più grandi manifestazioni del pensiero umano, sin da tempo remotissimo hanno fatto parte sempre di quell’Ellade che, posta all’avanguardia orientale dell’Europa, all’Europa ha dato ogni lume di arte, di scienze, di civiltà.
Per la Commissione Teodoro Briccos -Dionisio Tipaldos.
L'art. 122 del Trattato di pace di Sèvres del 10 agosto 1920 stabiliva che le isole del Dodecanneso, sottoposte ad occupazione italiana dal tempo della guerra italo-turca del 1911-12, fossero cedute dalla Turchia all'Italia, la quale, a sua volta, con l'Accordo Bonin Longare-Venizelos, firmato nella stessa data del Trattato di pace, s'impegnava a rinunciare in favore della Grecia ai diritti di sovranità sulle isole.
L'occupazione italiana durò 31 anni (1912-1943).
Il 9 maggio 1945, con lo sbarco delle truppe inglesi, l’Italia perse la sua sovranità sull’unica ‘colonia bianca’ posseduta.
Con il trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947 le isole passarono alla Grecia. Gli italiani ancora presenti dovettero essere rimpatriati entro il 1 settembre 1947.
Siccome gran parte delle famiglie rimpatriate erano miste, il rimpatrio forzato costrinse moltissimi greci a lasciare malvolentieri le isole e a trovare rifugio in Italia. In gran parte di queste famiglie miste ancora oggi si parla greco in casa.
Molti profughi dell’Egeo giunsero nel campo profughi di Aversa, portando con sé un ricordo nostalgico delle isole.
“A Pasqua, grazie alla comunità greca, la più numerosa, era una festa di odori e sapori, invece delle pastiere c'erano baclavades (millefoglie con miele e nocciole), curabiedes (pasticcini farina, burro e anice), culuria (biscottini)”.
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