Οπου και να ταξιδέψω η Ελλάδα με πληγώνει.
Στο μεταξύ η Ελλάδα ταξιδεύει ολοένα ταξιδεύει κι αν "ορώμεν ανθούν πέλαγος Αιγαίον νεκροίς" είναι εκείνοι που θέλησαν να πιάσουν το μεγάλο καράβι.
Ghiorgos Seferis, Alla maniera di G.S.
Dovunque viaggio la Grecia m'accora.
Al Pelio fra i castagni la camicia di Nesso
sgusciava tra le foglie per fare viluppo al mio corpo,
mentre salivo l'erta e mi seguiva il mare
salendo anch'esso come mercurio di termometro
fin che trovammo l'acqua alla montagna.
A Santorino, come sfioravo isole naufraghe
e udivo chissà dove tra le pomici un flauto,
inchiodò la mia mano al discollato
una freccia vibrata d'un tratto
dal limitare d'una giovinezza
spenta. A Micene sollevai i macigni e i tesori degli Atridi
e mi giacqui con essi all'albergo «Belle Hélène»;
dileguarono all'alba, quando garrì Cassandra
con un gallo sospeso al collo nero.
A Spezze a Poro a Mìcono
tutto lo strazio delle barcarole.
Intanto la Grecia viaggia, viaggia sempre
e se «fiorir vediamo il mare Egeo di morti»,
sono quelli che vollero prendere la grande nave a nuoto,
quelli stanchi d'attendere le navi che non salpano,
l'ELSA, l'AMBRACICO, la SAMOTRACE.
Fischiano adesso le navi che fa sera al Pireo,
fischiano fischiano sempre, ma non si muove argano
e non brilla catena madida nell'estrema luce che muore,
e il capitano resta pietrificato, tutto bianco e oro.
Dovunque viaggio la Grecia m'accora:
cortine di montagne, arcipelaghi, nudo granito.
La nave che viaggia si chiama AGONIA 937.
Traduzione NICOLA CROCETTI
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