ΤΑ ΚΕΛΛΙΑ ΤΗΣ ΤΗΝΟΥ

ΤΑ ΚΕΛΛΙΑ ΤΗΣ ΤΗΝΟΥ
Και στα Κελλιά με χρώματα άσπρα και ήλιο μεθούν

giovedì 18 febbraio 2016

Massimo Gramellini: Latino e greco sono codici a chiave, insegnano a chiedersi il perché delle cose. Chi impara a districarsi fra Tacito e Platone assimila una tecnica che potrà applicare a qualunque ramo del sapere e della vita.

Pur non appartenendo alla schiera degli atei devoti che si entusiasmano a ogni sortita dei preti, vorrei appoggiare una battaglia davvero moderna della Santa Sede: lo studio del greco e del latino. E' stato il Pontificio comitato di scienze storiche, nel silenzio imbarazzante dei governi «laici», a lanciare l'allarme. I giovani europei conoscono sempre peggio le lingue morte, eppure questo non li ha resi affatto più vivi. Una colossale idiozia propalata dal luogo comune è che Pindaro e Virgilio non servano a nulla. Come dire che la cyclette è inutile perché al termine dello sforzo non ti sei mosso di un millimetro. Ora, è evidente che in nessun colloquio di lavoro ti chiederanno il quinto canto dell'Eneide (magari nemmeno per diventare insegnanti di latino) e che nessuna ragazza pretenderà di essere corteggiata con i versi dei lirici greci, per quanto più struggenti di tante frasette che si trovano nei cioccolatini. Dal punto di vista di un'utilità immediata, quindi, Pindaro e Virgilio non producono risultati. Però allenano a pensare. Attività fastidiosa e pesante. Ma ancora utile. Anche per trovare un lavoro o una ragazza. 

Latino e greco sono codici a chiave, che si aprono soltanto con il ragionamento e un'organizzazione strutturata del pensiero. Insegnano a chiedersi il perché delle cose. Chi impara a districarsi fra Tacito e Platone assimila una tecnica che potrà applicare a qualunque ramo del sapere e della vita. Non è un caso se i migliori studenti delle facoltà scientifiche provengono dal liceo classico. Un tempo queste considerazioni abbastanza ovvie venivano fatte dai genitori, per convincere gli adolescenti riottosi a cogliere la vitalità latente di una lingua morta. Adesso si preferisce tacere, forse per rispettare il diritto dello studente a rovinarsi il futuro con le proprie mani. 

http://www.lastampa.it/2006/10/31/cultura/opinioni/buongiorno/il-latino-e-la-cyclette-trGBO2ZCPf8bZkv6NzZY7N/pagina.html


http://www.elexico.com/it/Prodotti/Tutti_i_prodotti/1642812-1930385-2104344-2104335.html




42 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

      Elimina
    2. Come si farebbe a restare assenti al colto e dotto messaggio ? Forse la civiltà che divenne tale attraverso
      lo studio di ellenici testi sta veramente veramente morendo
      sull'ara di miseri baccanali e sfrenata tecnologia.Grazie, veramente grazie Dott. Gramellini

      Elimina
  2. Detesto quando si accusano gli studenti di volersi rovinare il futuro a causa di scelte "pratiche", facendo finta di non sapere che i tempi in cui l'adolescente aveva la possibilità di crescere e strutturare la propria mente in spensieratezza sono definitivamente MORTI. Io rifarei esattamente tutto ciò che ho fatto, ma non consiglierei mai ad un figlio di iscriversi al Liceo. Per vederlo capace di ragionare meglio degli altri, ma frustrato e infelice per non potersi inserire nel mondo del lavoro, che della sua cultura e della sia capacità di ragionamento non sa che farsene, e gli richiede abilità tecniche che nei Licei non possono essere apprese, la giovane età e la capacità di districarsi in una burocrazia sempre più complessa e illogica. Per vederlo sbattuto tra datori cafoni e arroganti, ma in possesso di un "gruzzoletto" alzato non certo a suon di lezioni, ma facendo i camerieri o ereditato dai genitori contadini; piccoli imprenditori che ragionano meno di lui ma stabiliscono cosa lui debba o non debba fare, e lo umiliano costringendolo ad elemosinare una proroga, o lo stipendio del mese, tenendolo continuamente sulla corda (non dimentichiamo che recentemente licenziare è diventato un diritto del datore). Perciò, verissimo che latino e greco insegnano a ragionare. Ma basta con questa ipocrisia aulica, che si possono permettere solo intellettuali milionari e blasonati, distanti mille miglia dalla vita del 90% delle persone. Non date consigli al mondo, voi che nel mondo non siete costretti a vivere, né a subire le sue dure leggi sulla vostra pelle. Voi che non passate le prime ore della notte a chiedervi come farete a pagare il mantenimento, o affitto e bollette quando deciderete di andare a vivere col vostro partner, o che ne sarà di voi quando sarete troppo anziani per lavorare, ma disgraziatamente non tanto malati da morire subito. Voi che potete aiutare senza problemi un fratello in difficoltà economiche, che potete curarvi nelle migliori cliniche private. Le vecchie generazioni dovrebbero avere quantomeno rispetto del futuro che hanno tolto a quelle successive. Se il greco, il latino e l'alto profilo dei ragionamenti a cui sono state formate non hanno impedito loro di gettarci nel dissesto attuale, potrebbero almeno aiutarle ad esprimere certe opinioni con la dovuta umiltà.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. su molte cose sono daccordo con voi però rimane il fatto che la cultura classica è insostituibile e ha una sua utilità come diceva gramellini.comunque non credo che avere molti soldi sia una bella cosa. Oggi vedo molti giovani che sprecano il denaro in sciocchezze droga fumo alcool invece di leggersi un buon libro e migliorarsi soprattutto intelletualmente.Auspico quindi che questa generazione per quanto penalizzata non imiti gli adulti peggiori. La saluto vivamente

      Elimina
    2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

      Elimina
    3. Quindi Lei, Isabella, sta dicendo in buona sostanza che, per far crescere un figlio, tra scegliere di dotarlo di strumenti culturali per migliorare il mondo, oppure farlo arruolare tra le masnade degli arroganti che sviluppano capacità predatorie approfittando delle imperfezioni della società, Lei sceglierebbe di farne un approfittatore?

      Elimina
    4. Non mi convince il ragionamento, sa di resa; come dire: meglio non nascere per non morire. Ottima scuola a mio parere il liceo, per chi fa fatica, ed impara ad accettare i propri limiti, e per chi ha i numeri, ed impara a rispettare i limiti altrui.

      Elimina
    5. Isabella ha ragione. Possiamo solo cercare di cambiare il mondo, per fare in modo che sia possibile per tutti studiare Latino e Greco.

      Elimina
    6. Isabella, il mondo è come dici tu. Ma non credere che ai "datori" di lavoro interessi qualcosa delle competenze dei tuoi figli; già non gli frega nulla di quello che hai imparato con una laurea, figuriamoci alle superiori. A loro importa solo che sei disposto a lavorare tanto per due spiccioli, e spesso anche senza quelli.

      Elimina
    7. Cara Isabella, e quanti le danno ragione, temo purtroppo che il suo ragionamento sia proprio l'esempio evidente di quanto sia importante il pensiero. Personalmente, pur avendo fatto gli studi umanistici ed una quasi laurea in filosofia, con una media altissima, nulla mi ha proibito di aprire una falegnameria artigianale ed acquisire quelle capacità tecniche che tanto osannate. La differenza tra gli studi classici e gli istituti professionali è proprio questa: Il Classico, grazie alle competenze intellettuali rende davvero libere le persone di scegliere se dedicare una vita agli studi o compiere qualunque mestiere, ed anzi proprio il conoscere cicerone e kant e tanti altri pensatori mi spinge giorno dopo giorno ad affinare sempre più le mie competenze tecniche per essere il migliore, proprio le mie conoscenze mi permettono di allargare la mia cultura a 360° rendendomi un uomo, un cittadino ed un lavoratore libero e migliore. Mentre coloro che compiono studi tecnici sono in un certo senso indirizzati a svolgere il mestiere che imparano e difficilmente troveranno l'accortezza, la voglia e la determinazione per compiere il percorso inverso al mio, pur avendone ampia facoltà intellettuale. Purtroppo il lavoro aliena, assorbe il lavoratore completamente, tanto che solo le persone più determinate riescono a conciliare il lavoro serio con lo studio. E questo, purtroppo, forma lavoratori facilmente manipolabili e tutt'altro che liberi.
      Ringrazio Gramellini per questo articolo molto carino ed etico.

      Elimina
    8. Non è che io sia d'accordo con Gramellini (che non so chi sia) e in disaccordo con lei Isabella, è che io sono letteralmente la prova di ciò che scrive Gramellini. Ho 45 anni ed ho solo la maturità classica. Dopo la maturità sono andato all'estero perchè affamato di vita e, guardi un po', ho fatto il cameriere, ho lavorato in un Call center ed ora, qualche decennio dopo, mi occupo di budgets multi-milionari in qualità di manager di prodotto. Cioè, mi occupo di budgets multi-milionari attraverso svilippo tecnologico e strategie di marketing per una azienda britannica con la mia "elitaria" e , a sentir lei, piuttosto inutile maturità classica. Parlo solo Inglese in azienda (come del resto a casa in quanto mia moglie è Inglese) e vivo in Spagna. Per lavoro viaggio spesso in Asia, in Malesia, ad Hong Kong...Pensi un po' dove mi hanno portato il Latino ed il Greco. Posso assicurarle di aver apprezzato il concetto espresso da Gramellini molte volte in vita mia, di aver colto molte volte la sensazione di essere avvantaggiato rispetto ai miei capi o colleghi, proprio per via della mia educazione classica. I capi gretti e ignoranti li ho incontrati anche io e poco mi hanno afflitto, come potevano del resto? Spesso sembravano usciti da una commedia di Plauto, degni di una risata e di compatimento. Uno ad uno li ho visti sparire dietro di me. L'ansia di non poter pagare l'affitto o le bollette l'ho conosciuta bene, così come la fame lancinante di certi giorni senza cibo nella parte sbagliata del mese. Ho conosciuto bene la gratitudine verso chi ti presta qualche soldo per arrivare a fine mese, per anni, ma del resto tutti i miei amici erano nelle stesse condizioni e quei 10 o 20 euro (sterline nel mio caso) andavano avanti e indietro come in una benedetta fratellanza di incoscienti poveracci, senza dare al denaro troppa importanza. Non pretendo di fare della mia esperienza la norma ma ci tenevo a raccontarle che nel mio caso non c'è nessuna ipocrisia aulica e non ci sono milionari blasonati: sono figlio di impiegato e di maestra elementare. Quando sarò io ad avere figli in età da scuole superiori, certamente benedirò le loro scelte se dovessero includere le lingue classiche. Magari li aiuteranno ad avere una visione del mondo un po' meno schiava dei confini nazionali, sociali, esistenziali e la mancanza di confini è crocevia del successo, inteso come realizzazione. Lo ricordo anche a lei se posso permettermi. Saluti.

      Elimina
    9. Lo studio dei classici, la traduzione dagli antichi, forma una mente aperta e critica, una mente pensante. Certo, con informatica si campa bene e si guadagna tanto e presto. Ricordo gli anni settanta, quando molti giovani rampanti si iscrivevano a questa nuova facoltà che assicurava guadagni presto e bene! Ma non tutta l'umanità cerca il guadagno, c'è chi si appaga delle interiori soddisfazioni che provengono dallo studio, Dalla coscienza retta, dal saper scegliere in modo umano che poi è Quello che dà il senso alla vita stessa. Gli studi storicoumanistici arricchiscono lo spirito e danno alla mente alimento e materia prima per pensare. Mi pare che non sia poco, se Lucrezio nella sua meravigliosa opera sulla Natura esprime la poesia del pensiero libero.

      Elimina
  3. Buongiorno, rispetto la sua opinione, ma non sono d’accordo. Anche io ho fatto studi umanistici, studiato il latino e il greco, fatto un dottorato di ricerca e non ho ancora un posto fisso. Anche io vedo intorno a me persone che non hanno fatto questi studi e che guadagnano molto di più. Ma la colpa è mia. Dopo gli studi classici, nessuno mi ha impedito di fare carriera in un altro ambito, di creare un’azienda o di trovare il modo di fare più soldi. Ma fare soldi non mi è mai interessato e non rimpiango affatto le mie scelte. Al contrario, ne sono fiera. E per i miei figli auspico lo stesso: poter essere liberi di scegliere. Fare il liceo classico e poi l’idraulico è possibile, se si vuole. Le competenze pratiche, se si è portati, ovvio, sono facili ad acquisire. L’uso del ragionamento, invece, è meglio esercitarlo da giovani, molto giovani. Anche se in età matura non è impossibile scegliere di riprendere gli studi. E ne conosco, di persone, che hanno optato per questa strada. Ma mi dicono la loro fatica e le comprendo. Comprendo, certo, anche Lei, signora Isabella, dalle Sue parole mi sembra comprendere che abbia vissuto delle situazioni difficili. Ma la colpa non è dell’insegnamento del latino e del greco.

    RispondiElimina
  4. Io non solo sono pienamente d accordo con lei ,ma aggiungerei che oggi molto più dei ieri gli studi umanistici ,ed il latino e greco ,sono necessari . Siamo inondati da informazioni inutili dal web e da false verità divulgate da tutti i media . Solo l assiduo esercizio del senso critico , in estinzione , ci possono aiutare a discernere . La conoscenza è la verità sono strade in salita e senza fine . Non vedo nessuna alternativa alla cultura così detta umanistica che, sola, ci allena Alla ricerca continua ed alla conoscenza . Io medico ,mio padre ingegnere , mio marito avvocato , mio fratello architetto , tutti con studi classici abbiamo sempre avuto una marcia in più rispetto a chi non aveva questi studi . Stessa dicasi per mio figlio ventenne ora universitario . Un domani,ormai vicino, i test di ammissione ai vari lavori sarà fatto per discernere chi dati 3 pensieri ne sappia elaborare almeno 8 , e chi non ne riesce ad elaborare nessuno ! Oggi più che mai in una società appiattita nel pensiero unico c'è bisogno del guizzo di un pensatore critico ed allenato a pensare in maniere totalmente diverse ed anche contrastanti tra loro .

    RispondiElimina
  5. ho frequentato il liceo classico (solo 50 anni fa)e poi la facoltà di ingegneria e concordo pienamente con quanto detto da Gramellini. lo studio del greco e del latino aprono la mente alla conoscenza della cultura greca e latina , culture che non solo sono "attuali" ma spesso purtroppo ancora lontane dal comune modus vivendi di oggi.Trovo che forse si puo' renderne piu "moderno"lo studio,ma eliminarlo sarebbe una grave perdita per la formazione culturale dei giovani.

    RispondiElimina
  6. Sono del tutto d'accordo con una sola critica, ovvero sulla universale affermativa aristotelica che "gli studenti migliori vengono dal liceo classico": è sufficiente, come noto, un controesempio, sia negativo che positivo, per invalidarla.
    Venendo dal Liceo Scientifico ho studiato solo il latino (che avevo iniziato già alle medie) e mi sento di aggiungere a quanto detto da Massimo Gramellini solamente una cosa: al di là di quanto lui riporta nel merito della utilità del latino e del greco, va considerato anche che la conoscenza di tali lingue è utile soprattutto per esaminare i testi ed i documenti, ovvero le testimonianze che ci giungono dal tempo passato. Farò un esempio: nelle scuole di ingegneria non si insegna certo la lettura dei palinsesti o la paleografia, ma la conoscenza del latino e delle sue modlaità abbreviative mi ha consentito di decrittare alcuni testi presso l'archivio storico di Napoli relativi al passaggio di proprietà di alcuni terreni tra il 1620 ed il 1650, durante la ricostruzione della genesi di un uso civico per una perizia; il documento era scritto in latino, sia pur con qualche volgarizzazione.
    Però nel paese dove anche il Presidente del Consiglio confonde Borges con Gabriel de Jesus, c'è poca speranza per la conoscenza vera... :-)

    giovanni m. de pratti

    RispondiElimina
  7. Ritengo importante lo studio del latino e del greco. Sono dispiaciuto che ho potuto studiare solo il latino alle medie classiche preriforma. La sig.ra Isabella ha fortissimamente ragione, ma la colpa non è del greco e del latino ma dell'imbecillità degli esseri umani.

    RispondiElimina
  8. Latino e greco sono strumenti utili per imparare l'arte del ragionamento. Sono d'accordo con Gramellini. Le lingue antiche costituiscono una vera e propria palestra del pensiero, utile anzi a volte indispensabile per comprendere in qualsiasi campo. In questi tempi frettolosi non c'è spazio per un'operazione essenziale che lo studio delle lingue classiche stimola inevitabilmente: l'attitudine all'analisi, alla riflessione, a quello che pomposamente viene chiamato il "problem solving" ma che viene applicato da pochi, meno che meno nelle scuole. E che in tutti i campi dello scibile e dello spendibile viene richiesto. Adesso, dopo le ripetute batoste nelle rilevazioni OCSE Pisa si sta andando verso l'introduzione del coding e di nuove didattiche per l'apprendimento ragionato nella scuola. Mi chiedo se non sia sufficiente reintrodurre una certa attenzione per le lingue classiche per recuperare e potenziare le capacità logiche di tanti ragazzi...

    RispondiElimina
  9. Gramellini ha detto che Greco e Latino non servono direttamente a Trovare lavoro o ragazze ma che sono una chiave di un codice, uno strumento, una cyclette per allenare il cervello. Poi se non usi il cervello il lavoro non lo trovi e neanche le ragazze......
    Tanti commentatori poco allenati? :-)

    RispondiElimina
  10. Alla, anche parziale, conoscenza delle " lingue morte "greco e latino aggiungerei un maggior interesse verso il Teatro del periodo definito " classico " quale scrigno di concetti etici, sociali e religiosi che costituiscono la chiara e solida base del " pensiero occidentale ".

    RispondiElimina
  11. "I migliori studenti provengono dal Classico perchè al Liceo Classico si iscrivono i figli delle famiglie più agiate e culturalmente meglio attrezzate". È un'altra ipotesi verosimile che andrebbe testata scientificamente. Ma Gramellini, la cui cultura scientifica potrebbe avere qualche lacuna, non la considera affatto. Siamo poi così certi che chi ha studiato latino e greco abbia migliori capacità cognitive? Forse Gramellini non sa quanto alleni a pensare osservare la realtà, formulare delle ipotesi per interpretarla, progettare e realizzare esperienze che consentano di confermare o falsificare quelle ipotesi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E quel che non si vede? E quel che non si può sperimentare? Con il giochino osserva->specula->crea un esperimento che ti consenta di pubblicare su Nature saremmo mai riusciti a concepire anche solo l'algebra lineare?
      Forse funziona così la medicina, che non è ancora riuscita a scrollarsi del tutto di dosso l'approccio da apprendista stregone, ma per tutte le scienze "dure" il musica è diversa. Non basta osservare, non basta speculare, non basta portare dei risultati: bisogna creare modelli.

      Elimina
  12. Preciso che citando Gramellini non intendo riferirmi a lui come persona ma come rappresentate di un rispettabile movimento di pensiero per il quale la cultura umanistico-letteraria ha un valore intrinseco ed un potenziale didattico gerarchicamente superiore ad ogni altro prodotto dell'umano intelletto. Pur non essendo evidentemente d'accordo con questo orientamento sono anch'io del parere che un orientamento "classico" vada preservato nel ventaglio delle offerte formative delle scuole superiori.

    RispondiElimina
  13. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  14. "Latino e greco sono codici a chiave, che si aprono soltanto con il ragionamento e un'organizzazione strutturata del pensiero. Insegnano a chiedersi il perché delle cose." Trovo straordinario, e anche abbastanza ironico, che si possa pensare che quelle facoltà si sviluppino solo con lo studio del latino e del greco, e non con quello delle materie scientifiche. Per crederlo bisogna aver affrontato queste ultime come delle collezioni di formulette da mandare a memoria, avendo rapidamente rinunciato ad impiegare proprio quegli strumenti che si pretende siano forniti solo dallo studio delle prime. Se non condivido il pensiero di Isabella perché non posso abdicare all'idea che le mie figlie debbano prima di tutto formarsi in funzione della realizzazione del loro potenziale umano, ognuna seguendo il proprio percorso, senza preclusioni di alcun genere, mi sento invece di aderire, e completamente, alla sua ultima frase.

    RispondiElimina
  15. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  16. Non è la scuola o la materia a far diventare grande una persona ma solamente le qualità personali. L'Italia e la Grecia sono tra i paesi più corrotti al mondo, una percentuale altissima di politici ha frequentato il liceo classico. Al liceo classico si iscrivono gli alunni più bravi e quelli con qualche difficoltà in matematica. I pochissimi (2% dati MIUR) che intraprendono una carriera scientifica risultano i migliori perchè erano i migliori. Tecnicamente il latino e il greco, due ottime materie, aprono la mente come l'aramaico, il cinese e il russo, ma perchè non dovrebbe accadere lo stesso con la matematica e la fisica che ad esse presiedono. Tutti i premi Nobel mondiali non conoscono una parola di latino e greco eppure sono in grado di innalzare la nostra vita media o di scoprire farmaci contro ogni sorta di malattia. Il calciatore Messi è il più grande in assoluto non perchè sia inarrestabile nel Barcellona o sia nato in Argentina ma perchè possiede delle qualità straordinarie: conoscerà qualche parola di latino e greco?

    RispondiElimina
  17. ...mi aspetto tra poco la ricomparsa della bufala che il latino favorisca l'apprendimento della matematica...

    RispondiElimina
  18. Ho studiato latino e greco nel lontano 1955/59 al liceo Classico G. Garibaldi in Napoli, avendo avuto professori di altissimo livello culturale umanistico che mi hanno inculcato la passione all'indagine testuale e di commento del testo. Non conosco oggi la situazione educativa nei licei classici però ritengo che la partenza dal testo debba stimolare ancora oggi la dinamica argomentativa e di riflessione che esso suscita. Lo studio di queste "lingue antiche" costituiscono il preambolo di approccio ad ogni disciplina conoscitiva anche la più avanzata verso l'innovazione, rappresenta la base dello spirito critico a molteplici livelli per cui è assolutamente necessario, anche se coltivato personalmente, per raggiungere la maturità del pensiero a tutto tondo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono d'accordo con il Sig.Ferraro sulla formazione della mente a tutto tondo, che dà una marcia in più in tutte le situazioni della vita, anche se ci si trova a lavorare in ambiti pratici e se si deve competere per il posto di lavoro tra giovani che possiedono una formazione di base più e meno solida nello sviluppo di capacità critiche e dell' autonomia mentale che aiutano a sapersela cavare in situazioni nuove attingendo a ciò che si ha dentro.Certo,poi, dipende dalle attitudini e dalle capacità di ciascuno e da come ognuno rielabora e applica la cultura che ha appreso;anche gli insegnamenti apparentemente teorici hanno risvolti pratici.COMUNQUE, non riesco a capire come ancora si affermi la contrapposizione tra discipline umanistiche e scientifiche e tra teoria e pratica.Gli scienziati di tutti i tempi hanno sempre dato esempio di apporto interdisciplinare,basti pensare a Pitagora e Galileo,agli umanisti ingegneri,architetti, medici,ecc., a Leonardo,ma la lista è infinita.Certo che il latino aiuta a comprendere meglio la matematica e le scienze e viceversa, perché entrambi agiscono,nel profondo, sulle strutture mentali, ma nessuno,mi pare, dica di abolire quelle parti della Matematica molto teoriche che non hanno un'applicazione pratica immediata. Inoltre lo studio del latino può essere collegato anche a risvolti pratici,di tutti i tipi,legati alla nostra vita quotidiana (come sottolinea l'ingegnere di Napoli),dalla lingua, alla cultura,alla politica,alle scienze, all'urbanistica, all'architettura,ecc., come cerco di fare a scuola inventando nuove idee insieme ai miei alunni.VORREI ricordare alla Sig. Isabella,che rispetto ma che in alcune affermazioni mi sembra semplifichi, CHE NON TUTTI GLI UMANISTI SONO RICCHI E POTENTI, anzi,per molti è il contrario,e che il problema di una formazione culturale adeguata è un problema dell'intera società e di TUTTI, RICCHI E POVERI, ANZI,PROPRIO DEI POVERI CHE VOGLIONO DIFENDERSI DA CHI DETIENE IL POTERE!!

      Elimina
  19. Voglio aggiungere anche i miei "due cents" alle discussioni che si sono alimentate in questa sezione commenti.
    A mio avviso (fiero classicista, lo ammetto, ma attualmente quasi-laureando in medicina), latino e greco restano discipline OTTIME da insegnare nelle scuole. E questo non perché facciano ragionare PIU' della matematica, o siano lingue più difficili o più utili del cinese o del russo, o perché abbiano una chissà quale utilità nel mondo contemporaneo (ormai esistono numerose traduzioni per qualsivoglia testo latino o greco che un uomo d'oggi potrebbe mai voler leggere). Ma restano ottime discipline perché AIUTANO, COLTIVANO, tutto ciò e fanno anche un po' di più:

    - Sono sicuramente un allenamento di LOGICA e soprattutto di METODO (se insegnate bene). Due elementi indispensabili. Presenti anche nella matematica o nei problemi di fisica, certo, ma perché limitarci a studiare un solo tipo di approccio alle cose? Perché non insegnare ai futuri cittadini (non tutti futuri scienziati, eh) che ci può essere un approccio scientifico anche nelle lingue e soprattutto nelle lingue letterarie "morte"?
    Anzitutto mi preme ricordarvi che tradurre una versione di latino (come scrisse una volta Dario Antiseri) ha un approccio sicuramente più "di logica applicata" rispetto a imparare una pagina di biologia o di scienze della terra, che, per quanto "scientifiche" vengono sistematicamente studiate spesso come una pagina di storia o di letteratura, senza che lo studente debba fare eccessive osservazioni, poi ipotesi e poi verifiche delle ipotesi (al contrario di una versione di latino). Similmente, al contrario delle altre lingue, che sono principalmente studiate nel contesto del parlato e raramente si fanno lunghi studi intensivi di traduzioni di testi letterari anche lontani dal nostro modo di pensare e di vivere, le lingue classiche basano l'intero loro studio sull'interpretazione di testi NON scritti per "imparare a fare quattro chiacchiere al bar", ma di testi spesso MOLTO complessi, MOLTO elaborati di storiografia, filosofia, politica e così via. (Giusto per chiarire: non che questi testi non esistano anche in altre lingue, ma in genere, da quel che ho potuto vedere, è raro che un corso di cinese si basi sul leggere Sun Tsu, anche perché le lingue moderne hanno il "fardello" in più che è quello di imparare a parlarle ad alta voce, e di tradurre non solo, per esempio, dal cinese all'italiano, ma anche dall'italiano al cinese. Insomma, le lingue moderne sono studiate ed insegnate con approcci ENORMEMENTE diversi dalle lingue classiche, quindi è davvero sciocco continuare a paragonarle ritenendo le seconde semplicemente versioni "più inutili" delle lingue moderne.

    - Le lingue classiche "allenano" sicuramente la memoria. Che NON è una cosa da biasimare affatto. Ricordo quasi con nausea i pomeriggi passati ad imparare i paradigmi di qualsiasi verbo che si trovasse nel brano di Tucidide che avevamo da tradurre, ma è stata una tipologia di studio che mi è servito "conoscere" già, perché all'università avrei dovuto passare simili pomeriggi a imparare a memoria muscoli, ossa, vasi, nervi e quant'altro e avere già "abitudine" a queste cose, mi è stato utile (e del resto non potevo lamentarmi dell'anatomia dicendo che "tanto non serve a nulla, è una materia morta"). Anche questa non è una cosa che fanno solo le lingue classiche, ma ciò non toglie che sia un loro pregio, a prescindere di quali altri materie scolastiche abbiano questo "focus" sulla memorizzazione di concetti da applicare poi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. [continua da post precedente]

      - Le lingue classiche hanno anche lo sfaccettato vantaggio di costringere lo studente a sforzarsi notevolmente per entrare nella mentalità di persone spesso culturalmente molto diverse dai suoi contemporanei più vicino (e in questo senso lo fa come studiare una lingue africana o orientale, anzi forse queste ultime lo fanno anche meglio), ma in più deve affrontare anche una distanza temporale che lo separa sempre dallo scrivente (e già questa è una cosa che poche altre lingue permettono di fare, avendo raramente la stessa quantità di fonti letterarie latine e greche che ci sono pervenute fino al giorno d'oggi).

      - In aggiunta al punto precedente, lo studente di materie classiche, però, nel fare questo sforzo, a volte anche notevole, di calarsi in altri tempi e luoghi, può e deve riconoscere in questi tempi e luoghi i SUOI STESSI tempi e luoghi. Perché non sta semplicemente studiando una lingua semi-dimenticata dell'Africa subsahariana, ma sta studiando la lingua che ha formato la SUA STESSA civiltà. Questo vale praticamente per tutto il mondo occidentale, ma vale ancora di più per l'Italia: la nostra lingua, le nostre leggi e istituzioni, i nostri costumi, le nostre abitudini, la nostra storia e cultura TUTTA ha basi classiche, latine e greche, che definiscono la nostra identità culturale. E limitare lo studio di questo immenso patrimonio a 1 anno di storia alle superiori, o a vaghi cenni alla letteratura latina e greca durante il programma di italiano non necessariamente è il meglio che si possa fare.

      - Le lingue classiche sono dunque "utili" perché permettono di accedere in modo privilegiato alla nostra eredità storica e culturale, ma ha anche delle utilità pratiche, in effetti: ho sperimentato su me stesso quanto conoscere le radici etimologiche di certe parole tecniche mediche mi abbia permesso di "capire" prima e ricordare meglio in cosa consistessero un osteoclasta, un blastomero, una trasmissione diaginica o un'ipotrofia. Le lingue classiche non sono assolutamente indispensabili per capire questi concetti, ma - almeno me - hanno aiutato. Ma il latino resta fondamentale in moltissime espressione che si usano quotidianamente in italiano (ed evitare di scrivere "è una cosa fatta a DOC", capire cosa voglia dire l'amico che parla di un "qui pro quo", o comprendere perché dire "più ulteriore" ci suona così male già dovrebbero bastare per testimoniare l'utilità di conoscere almeno rudimenti di queste lingue). In alcuni campi, come quello giuridico o ecclesiastico (senza citare ovviamente gli studi storici e filologici), il latino è poi lingua VIVISSIMA, e ad un avvocato (parlando esclusivamente di "utilità", che per molti pare essere divenuto l'unico metro di giudizio delle materie scolastiche) giova sicuramente di più conoscere il latino che la trigonometria.

      Insomma, le lingue classiche, a mio avviso, dovrebbero continuare ad avere un posto nella nostra istruzione superiore perché hanno delle qualità innegabili: alcune le condividono con altre materie scolastiche (come la capacità di sviluppare competenze logiche - cosa condivisa con la matematica e altre materie scientifiche applicative - e linguistico-interpretative - cosa che condivide con le altre lingue -), altre invece sono solo loro proprie (la possibilità di accedere direttamente al patrimonio letterario, storico e culturale dell'antichità classica è sicuramente la principale, ma queste lingue aiutano senz'altro anche lo sviluppo di altre competenze linguistiche).

      Elimina
    2. [continua da post precedente]

      Poi una nota sulla spendibilità lavorativa: qui nessuno sta dicendo che il latino e il greco permettano un ingresso "più facile" nel mondo del lavoro, qui si sta parlando della formazione di studenti che nel 90% dei casi prosegue gli studi all'università. E spesso gli studi che faranno all'università NON sono latino e greco. Sarà compito dell'università dare a questi studenti gli strumenti per entrare nel mondo lavorativo. E succede spesso la stessa cosa nei licei scientifici. Chi sceglie un liceo, in genere, lo fa perché sa che vorrà continuare la sua istruzione universitaria dopo la scuola secondaria di secondo grado. E se i nostri licei formano studenti con scarse capacità scientifiche o linguistiche (io aggiungo pure che secondo me è indecorosa anche l'assoluta assenza dell'informatica, del diritto e dell'economia, oltre che un'educazione "civica", sessuale e sanitaria almeno basilare in moltissime scuole secondarie italiane), non diamo la colpa al latino e al greco.

      Elimina
  20. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  21. Bellissimo e articolato il commento di Dario Esposito!! Anche mio figlio, che studia Medicina, è completamente d'accordo

    RispondiElimina
  22. Caro Gramellini;

    Certo, è molto importante lo studio del latino e del greco, perchè sono semantiche che aprono la mente e danno valide risposte a tanti quesiti; peccato però che il popolo latino sia stato messo in naftalina diverse centinaia di anni fa e il popolo greco naviga da mezzo secolo in maniera socialmente negativa e con l'introduzione dell €uro è stato quasi completamete distrutto, da poco nobili e criminali profittatori ... e sia il popolo Latino che quello Greco, non abbiano saputo trovare risposte valide al loro incredibile annientamento !

    RispondiElimina
  23. Io ridurrei tutto in due concetti senza entrare in particolari personali. Il latino e il greco sono utili o devono esserlo per forza per giustificare azioni o decisioni nate da esperienze o scelte che nella vita tutti volenti o nolenti siamo costretti a prendere. Per me sono INDISPENSABILI perché dovunque e comunque chi comprende le parole può comprenderne il senso e tutte le sfumature e significato che hanno in un contesto e fuori. Già soltanto conoscere l'etimologia permette di comprendere e inquadrare qualsiasi cosa ci venga detto o sia comunicato. Li farei studiare fin dalle elementari fino alla fine di qualsiasi corso di studi classici e non.

    RispondiElimina
  24. Si studi bene l'inglese ché in questo momento ha la funzione che èbbero la lingua greca e la lingua latina un'èra fa.

    RispondiElimina
  25. Cat76WebFbProfGCecchiniSocietàFormazioneScuolaConoscenzaCulturaCriticaR5.3.2017 E perché no tutte e due, il classico e la zappa? Fa bene e capire molto anche il rapporto con la terra, il lavoro fisico e quello che vive sotto di noi, il danno che facciamo con la continua cementificazione e distruzione della fertilità delle terre. Lo facciamo anche con il nostro cervello che spesso lo blocchiamo in conoscenza superficiale senza stimoli di creatività e di atteggiamenti critici. Occorre insegnare a fare ricerca intersecando il sapere fra diverse discipline per cercare reti, connessioni e non soltanto nozionistica. Fare magari programmi meno ampi ma più approfonditi individuando alcune tematiche dove lasciare liberi i ragazzi di poter fare ricerca sui libri, riviste, sul Web, obbligandoli ogni cosa letta a farne una sintesi, a organizzarla con parole chiave di argomenti dal generale al particolare, dei luoghi geografici di riferimento, del periodo storico e farne archivi che possono essere messi in comune. Organizzare una Newsletter o una piccola Rivista digitale. Affrontare una problematica del loro quartiere o zona o della città se ne sono a conoscenza o chiamare qualcuno a parlarne, anche di temi politici di attualità invitando rappresentanti di associazioni culturali, giornalisti preparati o intellettuali capaci di aprire un poco più le loro menti alle problematiche interdisciplinari e multiculturali.

    RispondiElimina
  26. Mi scusi ma non ha raccontato dal fare il cameriere a maneggiare budget milionari cosa ci è passato di mezzo ,difficilmente sarà' arrivato a maneggiare budget milionari semolicemrnte con la maturità' classica probabilmente avrà' studiato ancora per raggiungere i suoi obiettivi quindi smetta di prendere per culo la gente dando false illusioni e inventa disi favole che aime' funzionano poco nel mondo reale

    RispondiElimina
  27. L'anno scorso un amico di un mio allievo si è voluto iscrivere all'Università di Edimburgo per studiare Biologia. Gli è stato chiesto ovviamente il voto di maturità, ma non solo. Hanno voluto controllare le pagelle dei cinque anni di liceo. Perché? Volevano vedere i voti di latino. Al di sotto della media del sette non lo avrebbero iscritto.

    RispondiElimina