ΤΑ ΚΕΛΛΙΑ ΤΗΣ ΤΗΝΟΥ

ΤΑ ΚΕΛΛΙΑ ΤΗΣ ΤΗΝΟΥ
Και στα Κελλιά με χρώματα άσπρα και ήλιο μεθούν

lunedì 12 marzo 2018

DIASPORA E FILELLENISMO ITALIANO DURANTE L'INSURREZIONE DEL 1821



Verso la fine del ’700 si rileva a Napoli e in Europa una corrente di forte filellenismo, in concomitanza con le vittorie ottenute dall’imperatrice Caterina II di Russia, durante la prima guerra russo-turca (1768-1774). 
Un lavorio politico si osservava in tutte le comunità diasporiche sensibili al risorgimento della nazione. 
A Napoli, nei caffè dei greci, frequentati da militari e da mercanti di passaggio, dalla seconda metà del Settecento, in concomitanza con la guerra russo-turca, si parlava molto di politica e dell'imminente risorgimento della Grecia. 
Allo scoppio, nel marzo del 1821, dell’insurrezione dei greci, nessuno in Europa poteva prevedere che essa avrebbe minato la Santa Alleanza.
Alla società segreta ΦΙΛΙΚΗ ΕΤΑΙΡΕΙΑ avevano aderito quattordici greci della diaspora in Italia: tre di Barletta, tre di Livorno, cinque di Napoli, due di Trieste e uno di Pisa. 
Entro breve tempo la scintilla greca faceva divampare un incendio che si estese oltre l’Egeo e il Levante.
Invano i governi restaurati in Europa tentarono di contenere la corrente filellenica che la “greca virtù” favorì e scatenò.
Il latente liberalismo si ridestò appena vide i “sudditi” cristiani dell’impero Ottomano “scuotersi  colle proprie mani il gravosissimo giogo” (Mario PIERI, 1842).
E così in Europa “cresceva per la Grecia il favore e l’entusiasmo dei generosi”.
Il movimento liberale europeo passa alla controffensiva, rifuggendo così dai rischi di arroccamento, dopo i fallimenti del 1820-1823. Organizzerà comitati di sostegno, invierà armi, munizioni e volontari, raccoglierà fondi, guiderà proteste, promuoverà spettacoli teatrali e sensibilizzerà con articoli l’opinione pubblica in favore dei combattenti greci. 
Certamente un notevole contributo alla nascita del filellenismo diedero sia la svolta della cultura verso gli studi classici -gli scavi di Ercolano diedero una spinta decisiva in tal senso- ma anche i numerosi libri dei viaggiatori stranieri che nel ‘700 e nel primo ‘800 visitavano l’Italia meridionale e la Grecia oppressa.
Molti italiani, fuggiti da Napoli e dal Piemonte, si proponevano di “versare per la Grecia il sangue che non avevano potuto spargere per la propria patria” (Ippolito NIEVO, 1867).
Contemporaneamente molti veterani dei reggimenti borbonici, originari di Chimara in Epiro, rientravano da Napoli per sostenere la lotta dei fratelli. Uno dei più noti era Spiro Spiromilio (1800-1880), nipote di Andrea Varfi.
Già nel 1822 si trovavano nel Levante insorto più di seicento volontari europei, prevalentemente reclutati dai comitati filellenici tra i veterani delle guerre napoleoniche.
I comitati filellenici più attivi in Italia erano quelli sorti a Pisa e a Livorno. 
Nella battaglia di Peta (1822) centinaia di patrioti del battaglione filelleno cadevano per la causa greca.
Lord Byron morirà a Missolungi nel 1824. A Sfacteria cadrà nel 1825 il piemontese Santorre di Santarosa. 
Raffaele Poerio, Giovanni Romey, Cesare Rossaroll, Vincenzo Pisa, i fratelli de Conciliis, Michele Carrascosa, Giuseppe Scarpa, Michele Cremesi, Giuseppe Isaia, Serafino D’Auria, Camillo e Gaetano Villani, Giovanni Graziani e tantissimi altri esponenti protorisorgimentali del fuoriuscitismo meridionale sostennero attivamente la lotta dei combattenti greci.
Dopo lo scontro navale di Navarino del 1827 con la disfatta della flotta ottomana, in alcune vetrine del centro di Napoli venivano esposti i ritratti dei rivoluzionari greci.
Inoltre, a Napoli, dal 1828 in poi molte sovvenzioni vennero elargite dal sodalizio storico dei ‘nazionali greci’ per consentire il rimpatrio di numerosi connazionali, desiderosi di stabilirsi nel nuovo Stato. 
Il 14 maggio 1828, Ch. Nikolaidis scriveva questa lettera ai governatori e fratelli della Chiesa ortodossa di Napoli: 
Αναχωρών δια την αγαπητήν μας πατρίδα με την ελπίδα να την ωφελήσω και από πλησίον, καθώς και μακρόθεν ενήργησα οπωσούν δια το καλόν της, στοχάζομαι περιττόν να σας διηγηθώ τί έκαμα δια την πατρίδα, και τί ελπίζω να κάμω, επειδή ό,τι και αν κάμη τις δια την πατρίδα είναι χρέος του. Αρκούμαι μόνον να σας φανερώσω την δι΄εμέ καλήν απόφασιν να καταβώ εις την Ελλάδα.







Nessun commento:

Posta un commento