Τὸ δὲ παλαιὸν ἐτηρεῖτο περὶ τὴν μουσικὴν τὸ καλὸν, καὶ πάντ᾽ εἶχε κατὰ τὴν τέχνην τὸν οἰκεῖον αὐτοῖς κόσμον. Καὶ οἱ καθ᾽ ἡμᾶς δὲ τέλος ποιοῦνται τῆς τέχνης τὴν παρὰ τοῖς θεάτροις εὐημερίαν. Διόπερ Ἀριστόξενος ἐν τοῖς Συμμίκτοις Συμποτικοῖς, ὅμοιον, φησί, ποιοῦμεν Ποσειδωνιάταις τοῖς ἐν τῷ Τυρσηνικῷ κόλπῳ κατοικοῦσιν. Οἷς συνέβη τὰ μὲν ἐξ ἀρχῆς Ἕλλησιν οὖσιν ἐκβεβαρβαρῶσθαι Τυρρηνοῖς ἢ Ῥωμαίοις γεγονόσι, καὶ τήν τε φωνὴν μεταβεβληκέναι τά τε λοιπὰ τῶν ἐπιτηδευμάτων, ἄγειν δὲ μίαν τινὰ αὐτοὺς τῶν ἑορτῶν τῶν Ἑλληνικῶν ἔτι καὶ νῦν, ἐν ᾗ συνιόντες ἀναμιμνήσκονται τῶν ἀρχαίων ἐκείνων ὀνομάτων τε καὶ νομίμων καὶ ἀπολοφυράμενοι πρὸς ἀλλήλους καὶ ἀποδακρύσαντες ἀπέρχονται. Οὕτω δὴ οὖν, φησί, καὶ ἡμεῖς, ἐπειδὴ καὶ τὰ θέατρα ἐκβεβαρβάρωται καὶ εἰς μεγάλην διαφθορὰν προελήλυθεν ἡ πάνδημος αὕτη μουσική, καθ᾿ αὑτοὺς γενόμενοι ὀλίγοι ἀναμιμνησκόμεθα οἵα ἦν ἡ μουσική.
Aristox., ap. Athenaeus, Deipnosophistae, 14, 632a
All’imbarbarimento delle colonie elleniche si riallaccia Aristosseno tarantino nel suo famoso frammento dei Σύμμικτα συμποτικά (124 Wehrli) a proposito di Poseidonia Lucana. Aristosseno -oppure un anonimo simposiasta che partecipa al dialogo- lamenta l’imbarbarimento dei θέατρα, ossia del pubblico che affolla i teatri, e della musica ‘volgare’ (πάνδημος), quella cioè che tende a conformarsi ai gusti del volgo.
Siamo rimasti in pochi -osserva l’oratore- a rimpiangere la buona musica di una volta, e quindi “noi facciamo come i Poseidoniati, Elleni di origine ma barbarizzati e divenuti Tirreni o Romani (ἐκβεβαρβαρῶσθαι Τυρρηνοῖς ἢ Ῥωμαίοις γεγονόσι), avendo cambiato la lingua e le altre costumanze; essi, tuttavia, mantengono ancor oggi una delle festività elleniche, nella quale si riuniscono e rievocano gli antichi nomi ed usanze, e dopo avere compianto gli uni con gli altri con le lacrime agli occhi, si accommiatano”. In questa scena patetica, che rammenta le formule di commiato al termine delle orazioni funebri, Aristosseno riprende due luoghi comuni di stampo tipicamente platonico. Il primo è quello del decadimento della musica. Il secondo topos è il lamento compassionevole per i Greci assoggettati e sperduti tra i barbari, che nonostante l’isolamento si ostinano a mantenere in vita qualche elemento, anche simbolico, della tradizione culturale ellenica. Ma il caso di Poseidonia non è citato nel frammento di Aristosseno in rapporto alla musica o al teatro. Quello che duole a chi parla è il cambiamento avvenuto nella lingua e nelle consuetudini religiose o cultuali , processo di “imbarbarimento” culturale che l’oratore non attribuisce al cattivo gusto del volgo, ma ai “Τυρρηνοῖς ἢ Ῥωμαίοις γεγονόσι”. La conquista di Poseidonia, secondo l’opinione comune, fu opera dei Lucani, probabilmente verso la fine del V secolo a.C. Ma il frammento di Aristosseno non parla di conquista militare, né della perdita della libertà politica o di decadenza economica: parla specificatamente ed esplicitamente di “imbarbarimento” in senso linguistico e culturale, e di questo imbarbarimento i responsabili non sarebbero stati i Lucani, bensì i “Tirreni o i Romani”. Aristosseno è incerto su chi dei due. Storicamente, questi “Tirreni o Romani” barbarizzatori di Poseidonia non possono essere altri che i Campani “tirreno-romanizzati”.
David Asheri
Processi di ‘decolonizzazione’ in Magna Grecia: il caso di Poseidonia lucana,
in Actes de la rencontre scientifique en hommage à Georges Vallet organisée par le Centre Jean-Bérard, l'École française de Rome, l'Istituto universitario orientale et l'Università degli studi di Napoli «Federico II» (Rome-Naples, 15-18 novembre 1995) Publications de l'École française de Rome Année 1999 Volume 251 Numéro 1 pp. 361-370
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