Perchè imparare il greco e il latino?
Va bene il latino che è il progenitore dell’italiano! Ma che c’entra il greco con l’italiano?
Perché allora imparare il greco in Italia?
Perché iscriversi oggi al liceo classico?
Una risposta possibile è:
Abbiamo bisogno di "bellezza".
Una seconda risposta potrebbe essere:
In un periodo di crisi come questo che stiamo attraversando e che non è solo una crisi finanziaria, ritornare ai valori consolidati nei secoli aiuta ad affrontare meglio le difficoltà.
Ci sarebbe ancora una terza risposta:
Il liceo classico ci prepara meglio al domani, come dice Umberto Eco.
Tutte queste tre risposte sono ben fondate e vi spiegano il perché bisogna scegliere questo tipo di formazione.
La cultura classica si chiama classica per un motivo molto semplice: significa cultura di prim’ordine, cultura appartenente al mondo o all’antichità greca e latina, considerate come fondamento della civiltà e della cultura. E per estens., perfetto, eccellente, tale da poter servire come modello, che forma quindi una tradizione o è legato a quella che generalmente viene considerata la tradizione migliore.
La Grecia viaggia, viaggia sempre, diceva il premio Nobel Seferis.
La cultura viaggia, viaggia sempre. Non ha confini, non accetta le barriere!
Per capire la nostra cultura e noi stessi è utile riflettere su ciò che ci unisce e ciò che ci divide dagli antichi.
L'Europa unisce popoli, tradizioni e culture che non hanno eguali nel mondo, per le loro specifiche identità.
L'Italia e la Grecia hanno una storia comune, condividono la stessa cultura da millenni.
Mi viene in mente anche un altro verso di Seferis: La prima cosa che dio creò fu il lungo viaggio.
Il Mediterraneo, culla di popoli, punto di contatto tra le civiltà, è stato sempre il mare dei transiti, dei viaggi e delle diaspore ed anche delle tragedie.
La Grecia e l’Italia, grazie al Mediterraneo, sono legate quindi da millenni da una storia e da una cultura ‘comune’.
Goethe nel 1787 scriveva a Palermo:
Se uno non si è visto circondare
da ogni parte dal mare,
non può farsi un concetto del mondo
e del suo rapporto col mondo.
Da sempre la diaspora, ossia la mobilità territoriale e le migrazioni, è metafora e spinta primaria delle trasformazioni delle società, delle identità collettive e individuali.
In fondo tutte le identità mutano dalla percezione e contatto dell’uno con l’altro, dal riflettersi e riconoscersi reciprocamente.
L’identità non è mai statica ma si evolve proprio grazie al riconoscimento dell’altro e da parte dell’altro, quindi dall’identificazione e dalla differenziazione reciproca.
Il mare è luogo per eccellenza di transito e di esodi, luogo di snodo tra civiltà, cardine di interscambio socio-economico e culturale.
Le radici dei popoli sono sempre in movimento. Le radici sono le strade e le rotte che si percorrono, le città che fanno parte del nostro vissuto. Le radici si diramano con noi nello spazio e nel tempo, si incrociano e si divaricano. Le radici ce le portiamo dentro come bagaglio.
Noi siamo la somma delle esperienze, delle persone incontrate, dei luoghi vissuti, delle storie incrociate.
L’uomo non può tornare mai allo stesso punto da cui è partito, perché nel frattempo lui stesso è cambiato ma anche i luoghi sono cambiati.
Le diaspore hanno agito come forze che hanno mutato il corso della storia dei luoghi e degli uomini, trasformando le società e le persone, le mentalità e le culture e favorirono transizioni delle persone, dei beni e delle culture e condivisioni delle idee.
La diaspora è un nodo imprescindibile per capire la storia dell’Europa. Lo sviluppo dell’Europa è stato segnato dalla presenza diacronica e dal dinamismo delle comunità migranti.
Da millenni la mobilità geografica è spinta primaria delle trasformazioni delle società e delle identità collettive e individuali. Le identità si evolvono quando allargano i propri orizzonti.
Il termine DIASPORA ha come seconda componente il sostantivo SEMINA.
La diaspora significa anche innesto. E l'innesto della grecità in Italia fu un innesto felice.
Tutte le diaspore storiche hanno agito come forze che hanno mutato il corso della storia dei luoghi e degli uomini, trasformando le società e arricchendo le persone, le mentalità e le culture.
La Grecia ha rivelato all’uomo il valore di ciò che è più specificamente umano: la cultura.
Pericle: Infatti noi amiamo ciò che è bello ed insieme frugale ed amiamo la saggezza e siamo noi ateniesi un modello per tutta la Grecia.
Essere greci vuol dire partecipare della cultura greca piuttosto che essere semplicemente di stirpe greca, come sosteneva Isocrate:
si chiamano Greci piuttosto le genti che partecipano alla nostra educazione, che quelle che hanno il nostro stesso sangue (una perfetta intepretazione di questa concezione è offerta da Marguerite Yourcenar, in Memorie di Adriano).
Di tanto la nostra città ha distanziato gli altri uomini nel sentire e nel parlare che i suoi discepoli sono divenuti maestri degli altri, ed essa ha fatto in modo che il nome dei Greci non sembri essere il nome di una stirpe, ma della cultura, e che siano chiamati piuttosto Greci quelli che hanno in comune con noi lo sviluppo dello spirito anziché la stessa natura. Isocrate, Panegirico, 47-50.
Nel Panegirico, come si vede, Isocrate indicava nella civiltà ellenica il vertice della sapienza umana e descriveva la grecità come un contenuto culturale, cioè un’identità: si chiamano greci quelli che partecipano della nostra cultura, non quelli in cui scorre il nostro stesso sangue.
Fin dall’antichità in Italia meridionale soprattutto è attestata un’altra Grecia.
La cultura greca è autoctona in Italia meridionale.
Si parlava il greco in Italia meridionale sino all'anno mille e anche dopo.
E si parla ancora oggi il greco in Italia in due isole linguistiche minoritarie. Nel Salento e nei paesi dell'Aspromonte.
Perché imparare il greco oggi? A che serve il greco antico oggi? Viviamo in una società globalizzata che ha messo in grave crisi gli studi umanistici. Le iscrizioni ai licei classici segnano una tendenza negativa negli ultimi anni.
Il greco non è mica una lingua morta. E’ una delle lingue ufficiali dell’Unione Europea e i caratteri greci campeggiano sulle banconote che usiamo.
Il greco offre fondamentalmente un approccio formativo, pedagogico e educativo molto importante per ogni spirito umano. Il greco non è solo un modo di accedere direttamente ai testi della classicità. Bisogna dire più semplicemente che il greco come lingua ha segnato la qualità dei testi stessi. E bisogna aggiungere che il pensiero greco ha influenzato profondamente la civiltà occidentale e determinato l'identità europea.
L’alfabeto greco è stato molto importante e fondamentale per la cultura. Deriva da questo alfabeto non solo la grafia greca ma tutta una serie di scritture alfabetiche e culture: latino, lingue neolatine, inglese, italiano, francese, tedesco, rumeno, lingue slave, russo, bulgaro etc.
Non esiste una lingua nel mondo che non abbia parole greche. Si può definire in certa misura il greco come la lingua madre di gran parte delle lingue.
In greco sono stati scritti i poemi omerici, le prime opere teatrali etc. In greco venne veicolata la religione olimpica e la religione cristiana.
Molte scienze nascono in Grecia: in greco troviamo i primi testi di matematica, fisica, astronomia, storia, medicina, linguistica etc.
Il greco all’epoca di Alessandro Magno divenne una lingua ‘comune’, vale a dire internazionale.
La cultura greca è riuscita ad impregnare tanto profondamente il nostro mondo. Molte espressioni e termini in uso in gran parte delle lingue parlate denotano questo profondo sostrato culturale che ha condizionato tutto il pensiero occidentale. Ancora oggi le opere della classicità greca appaiono sorprendentemente attuali e utili.
Purtroppo mentre in Cina e in America riscoprono gli studi umanistici, in Europa si tende sempre più a dimenticarli. Le lingue classiche hanno una loro ragione d'essere ed una loro giustificazione a tutti i livelli.
I classici greci e latini sono i pilastri su cui è stato costruito il nostro mondo, rappresentando i punti di riferimento che sempre cerchiamo per vivere e crescere.
Lo studio del latino e del greco è il più efficace strumento di disciplina intellettuale, e quindi etica, per la formazione dei giovani.
“Tendiamo a pensare che la cultura classica non serva più in un mondo dominato dalla tecnologia. Ma questi due tipi di formazione sono entrambi necessari, complementari e indissolubili”. “Ci portiamo la Grecia in testa perché siamo figli di questa civiltà”; si apre con questo riferimento colto ad un ritratto di donna che regge il Partenone sul capo di Auguste Rodin la presentazione delle “Sei lezioni di Salvatore Settis sull’arte classica” per Rai Educational.
La conoscenza della Grecia antica è indispensabile perché la sua cultura è all'origine della nostra.
Il teatro, il cinema, la letteratura, la politica sono pervasi di cultura greca. Era già tutto inventato ad Atene nel V secolo a.C.: la democrazia, la filosofia, la storia, tutti i generi letterari, ma perfino i valori che contano per noi ancora oggi.
La lingua greca è bellissima, ma per comprendere la sua bellezza occorre uno sforzo graduale e lento. Bisogna studiarla per apprezzare la sua bellezza.
Marguerite Yourcenar diceva di amare il greco per la sua flessibilità, la ricchezza del vocabolario nel quale a ogni parola si afferma il contatto diretto e vario delle realtà e perché quasi tutto quel che gli uomini han detto di meglio è stato detto in greco.
E Cicerone affermava che gli dèi non potevano che dialogare nella lingua dei greci.
«Τὶ κι ἂν ὁ κόσμος μάταιος;
Ἔχεις μιλήσει Ἑλληνικά...!»
E che importa che il mondo sia vano? Hai parlato greco...!
Odisseas Elytis, premio Nobel 1979.
Abbiamo ancora bisogno di questa cultura classica, abbiamo ancora bisogno del greco e del latino, perché sono le fonti primarie delle lingue e culture di oggi e rendono più facile l'apprendimento delle lingue straniere. Chi impara il greco e il latino è in grado ad apprendere meglio la propria lingua materna e le altre lingue parlate.
“Se muore il liceo classico rischia la cultura umanistica e la civiltà occidentale”.
Perché, allora, imparare il greco?
Semplice!
E' una lingua che si parla ininterrottamente da 4000 anni. Tutte le parole che troviamo in Omero sono attestate nel greco di oggi, soprattutto nelle parole composte.
Eppoi il greco antico è la lingua che ha alimentato gran parte delle lingue del mondo, soprattutto nella terminologia scientifica ma anche nella pubblicità di oggi.
Détruisez toute la Grèce sur une profondeur de 100 mètres.
Videz tous vos musées, du monde entier.
Détruisez tout ce qu'il y a de grec partout dans le monde ...
Ensuite, effacez la langue grecque de partout.
De votre médecine, votre pharmaceutique
De vos mathématiques (géométrie, algèbre)
A partir de votre physique, de votre chimie
De votre astronomie.
De votre politique
De votre vie quotidienne
- Supprimez les mathématiques, supprimez toutes les formes, transformez le triangle en octogone, la droite en courbe !
- Effacez la géométrie de vos bâtiments, de vos rues, de vos jeux, de vos voitures!
- Effacez le nom de chaque maladie et de chaque médicament, supprimez la démocratie et la politique!
- Supprimez la gravité et amenez le haut en bas, changer les satellites pour qu'ils aient une orbite carrée!
- Changez tous vos livres (parce que partout il y aura ne serait- ce qu'un mot grec)!
- Effacez de votre quotidien chaque mot grec!
- Changez les évangiles, changez le nom du Christ! Il vient du grec et signifie celui qui a l'onction! Changez aussi la forme de chaque temple (afin qu'il n'ait pas une géométrie grecque)!
- Effacez Alexandre le Grand, effacez tous les héros mythiques et historiques, changez l'éducation, changez le nom de l'histoire, changez les noms de vos universités, supprimez la philosophie, changez votre façon d' écrire, utilisez l'écriture arabe, supprimez, supprimez, supprimez. ..
Vous direz "c'est impossible" ...
Justement, ceci est impossible, parce qu'ensuite vous ne pourrez même pas construire une phrase! Il est impossible d'effacer la Grèce, le peuple grec, son offrande à cette planète ...
Le défi, cependant, est lancé !!!!
Jean RICHEPIN (Algérie 1849 - Paris1926), poète, romancier et auteur dramatique français
“Se si spegne la cultura umanistica si estinguerà anche la civiltà occidentale”.
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