ΤΑ ΚΕΛΛΙΑ ΤΗΣ ΤΗΝΟΥ

ΤΑ ΚΕΛΛΙΑ ΤΗΣ ΤΗΝΟΥ
Και στα Κελλιά με χρώματα άσπρα και ήλιο μεθούν

domenica 16 ottobre 2022

Impariamo dai Greci, maestri di libertà, di parola, di pensiero, di bellezza


Monica Centanni-Paolo B. Cipolla Le radici della nostra cultura

Ritorna ciclicamente a vari livelli e in varie sedi, dai mezzi di comunicazione ai dibattiti parlamentari, la domanda: che senso ha oggi studiare il greco e il latino? Una domanda spesso rinfocolata da polemiche stucchevoli e argomenti pretestuosi: a che serve conoscere le lingue “morte”? 

Potremmo rispondere che veramente “morto” è solo ciò che “non lascia eredità d’affetti”, per citare Ugo Foscolo: e questo non si può certo affermare delle lingue classiche, che ci hanno lasciato un immenso patrimonio linguistico e culturale sul quale poggia la nostra civiltà e al quale continuamente attingiamo. L’italiano, come molte delle lingue parlate nel mondo, conta nel suo lessico innumerevoli parole derivate dal greco. La letteratura italiana, e in genere quella europea, fin dalle origini ha dialogato con l’antichità, ricavandone modelli, temi, idee, interi generi letterari come l’epica o il teatro: Dante non sarebbe Dante senza Virgilio (il quale a sua volta non esisterebbe senza Omero), e il teatro dell’età moderna nasce con la riscoperta, nel Rinascimento, da un lato del dramma antico e della Poetica di Aristotele, dall’altro delle tragedie di Seneca e delle commedie di Plauto e Terenzio. Risalire alle fonti di questa eredità, sia sul piano linguistico sia su quello culturale, significa capire meglio non solo la lingua che parliamo, ma anche la civiltà a cui apparteniamo e i suoi meccanismi. Significa capire meglio noi stessi. E alla facile obiezione che tentare di comprendere i testi letterari greci e latini affrontandoli nella loro lingua originale è una fatica inutile perché tanto ci sono già le traduzioni, potremmo replicare che fra una traduzione e un testo in lingua originale c’è la stessa differenza che passa tra una fotografia o un filmato e la realtà: la foto o il filmato possono essere anche opere d’arte in sé belle e poetiche -e tante traduzioni lo sono- ma non sono la realtà del testo. Leggere un testo in traduzione, senza poter nemmeno  buttare l’occhio sull’originale a fronte, ci preclude la possibilità di respirare l’aria autentica del testo antico con i suoi profumi, di ascoltarne la musicalità intendendone ritmi, toni, prosodia, di toccarlo come tocchiamo gli oggetti reali, di muoverci in quello spazio in modo libero e al contempo attento al dettaglio, e non secondo la prospettiva del traduttore che fa le funzioni del fotografo o del cineoperatore. Una traduzione ci restituisce il senso e il contenuto di un passo, ma difficilmente può riprodurne la sonorità con i suoi effetti ricercati, i giochi di parole, la ricchezza di significati e di legami semantici che ogni vocabolo porta con sé. Leggere i classici in lingua originale, frequentare gli antichi in un corpo a corpo con le loro parole, significa nutrirsi di “quel cibo che solum è mio”, come scriveva Niccolò Machiavelli negli anni dell’esilio dalla sua Firenze.

Oppure, provocatoriamente, potremmo dire che in verità studiare il greco non serve a niente. Ed è proprio per questo, proprio perché non “serve”, che questo sapere non è “servo” di nessuno: ci rende liberi, almeno nell’ambito della cura e dell’alimentazione della nostra anima, di fare qualcosa che non risponda solo alla logica stritolante del mercato, dell’utilità pratica a tutti i costi, delle “conoscenze, competenze e abilità spendibili nel mondo del lavoro”, che sono ormai diventate l’assillo principe di chi governa e indirizza la scuola e l’università mirando -almeno, è questa l’impressione che si ricava- a formare buoni e diligenti esecutori di compiti e non caratteri forti di conoscenze e allenati al senso critico.

Impariamo dai Greci, maestri di libertà, di parola, di pensiero, di bellezza: impariamo le loro parole e il loro modo di leggere il mondo. Se abbiamo la pazienza di ascoltare la loro voce, avremo sicuramente qualcosa di utile, di bello e di vero che “serve” a noi, alla nostra vita. 


01.  GRECO. LINGUA, STORIA E CULTURA DI UNA GRANDE CIVILTÀ

I MANUALΙ DEL CORRIERE DELLA SERA, MILANO 2022 

Nessun commento:

Posta un commento