ΤΑ ΚΕΛΛΙΑ ΤΗΣ ΤΗΝΟΥ

ΤΑ ΚΕΛΛΙΑ ΤΗΣ ΤΗΝΟΥ
Και στα Κελλιά με χρώματα άσπρα και ήλιο μεθούν

lunedì 23 febbraio 2015

Notaio Mario Colella, Una nuova lettura del processo a Socrate

 PROCESSO A SOCRATE

Ad Atene era una fredda mattinata di marzo in quell’anno che noi, col calendario cristocentrico del monaco Dionigi il piccolo, definiamo 399 a.C.
In realtà nell’Ellade era l’inizio del primo anno dopo la novantatreesima Olimpiade.
I cittadini maschi ed i cinquecento giudici, anch’essi maschi, si recavano all’agorà avvolti nei ruvidi mantelli per processare l’uomo più noto e rispettato della polis: Socrate  filosofo ed educatore della gioventù ateniese.
Ma era un processo al filosofo  ed alla filosofia o altro?
Difficile a dirsi. D’altronde il bagaglio del filosofo era poliedrico. Era allora, e lo sarebbe stato per ancora per millecinquecento anni, fino a Galilei e Giordano Bruno,  studioso di scienze, matematica, astronomia, fisica, musica,  pensiero, religione, politica.

Tutti quelli che devono deliberare su questioni dubbie,
devono mantenersi immuni dall’odio come dalla
simpatia, dall’ira come dal sentimentalismo.
Gaio Sallustio (86-35 a.C.). La congiura di Catilina
La politica aveva danneggiato Socrate. Egli osservava i comportamenti degli uomini con i loro pregi e difetti. E come succedeva e sarebbe sempre successo i comportamenti dei politici erano ampiamente criticabili.
Suggeriva la necessità di un governo della Polis che superasse interessi particolari e fuggisse dall’irrazionalità e dall’immoralità e dagli interessi personali.
Affermazioni di questo genere lo portarono al processo poiché, inquinando l’oggetto vero, lo si accusava di corrompere i giovani.
Non era prudente, allora come ora, mettersi contro il potere.
Fu condannato alla cicuta con 280 voti contro 220 espressi con sassi bianchi e neri oppure interi e forati. Veramente egli propose, in caso di condanna, di poter pagare una multa di una dracma, ma eravamo nell’Atene di allora,  non nell’Italia del 2014. Dunque la richiesta fu respinta. Sarebbe stata respinta anche una eventuale richiesta di affidamento ai servizi sociali.       
Egli affermava che  

Ad un uomo buono non è possibile che avvenga
alcun male, né in vita né in morte.
Platone (427-347 a.C.). Apologia di Socrate

Aggiunse, dopo la condanna: “Se pensate di impedire per mezzo dell’omicidio che qualcuno vi rimproveri perché vivete male, non pensate nella maniera giusta…..E’ già l’ora di andare io a morire, voi a vivere. Solo gli dei sanno chi di noi va verso un destino migliore”.
Parole che sarebbero rimaste scolpite nei millenni successivi.
Nel suo rispetto assoluto per la legge egli accettò la condanna. Come Antigone che però affermava l’esistenza di una legge superiore e divina e, dunque, immorali parti della legge umana.
Dunque il processo di oggi è al filosofo ed alla filosofia. A ciò che hanno rappresentato nel tempo.
Voi presenti siete simbolicamente i giudici con sassi neri o bianchi. Voi siete saliti a questa agorà per giudicare secondo la vostra coscienza e la vostra intelligenza. Per dire cosa pensate sia giusto.

Del giusto civile una parte è di origina naturale,
un’altra si fonda sulla legge. Naturale è quel
giusto che mantiene ovunque lo stesso effetto
e non dipende dal fatto che a uno sembra buono 
oppure no.
Aristotele (384-322 a.C.).Etica nicomachea 

 Dunque quel processo si fondava sull’odio del potere per chi non si fosse assuefatto al potere stesso. Ed il potere avrebbe sempre desiderato nel tempo il comportamento di Vezio citato da Catullo nel carme 98

Ista cum lingua si usus veniat tibi possis
culos et crepidas lingere carpatinas.
Con questa lingua potresti all’occorrenza
leccare culi e sandalacci di cuoio.

Socrate non potè giovarsi della parrhesia  (παρρησια), la possibilità nelle poleis del sesto-quinto secolo avanti Cristo di affermare liberamente le proprie idee e criticare, anche ferocemente,  le deviazioni dei capi, degli egemoni o dei condottieri. Quella parrhesia che protesse Aristofane quando si scontrò clamorosamente con Cleone nell’Atene contemporanea a quella di Socrate. Ma Aristofane irrideva Cleone e lo criticava nelle commedie. Socrate insegnava ai giovani la sua filosofia: esprimere liberamente il proprio pensiero su temi rilevanti e pubblici proponendo punti di vista alternativi in contrasto con la verità imposta dall’alto, avanzando dubbi, ponendo in discussione le affermazioni dei potenti, le loro aberrazioni, smascherando falsità e mezze verità, degenerazioni, assurdità.
Questo era il filosofo. Ma anche di più. Fino alla metà del primo millennio dopo Cristo egli era uno scienziato a tutto tondo. Si interessava, come detto anche di fisica, matematica, astronomia, politica, religione. Basti ricordare Talete e Tolomeo.
Era anche ovvio che fosse così. Secondo Platone ed Aristotele la filosofia sorge dal taumazein (θαυμαζειν) cioè lo stupore dell’uomo di fronte ai fenomeni della natura ed alle domande che si pone sulla loro eziologia. Questi fenomeni generavano convincimenti e conclusioni anche di tipo religioso. I maggiori dei degli antichi egizi erano Osiride il sole, e Iside la luna.
Nell’Ellade i fulmini provenivano da Zeus, Poseidone era il padrone del mare, Demetra (Δημητηρ ove il Δη è forma dialettale di   γη) la madre terra.
Noi oggi siamo chiamati a decidere dell’utilità o meno della filosofia in tutte le sue accezioni, antiche e moderne, sia come apportatrice di benefici all’umanità come anche di malefici o inutilità.
Abbiamo avuto filosofi di ogni orientamento e di ogni convinzione.
Non sempre sono stati contro il potere. Guardando di poco indietro, in Italia nel secolo passato, certamente Giovanni Gentile era col potere, mentre contro di esso era Benedetto Croce.
Ma  per lo più il libero pensatore era ed è osteggiato dal potere, a volte anche in regimi liberali.
Il potere vinse ancora. 
L’eterno potere che non muore mai,
che cade solo per risorgere, eguale a se stesso, 
diverso solo nella tinta. 
Oriana Fallaci (1929-2006). Un uomo.

Ricordiamo anche questo editto: “ sono probiti i capelli lunghi, le minigonne, Sofocle, Tolstoj, Trotsky, scioperare, la libertà sindacale, Eschilo, Jonesco, Sartre, Aristofane, i Beatles, dire che Socrate era omosessuale, ….imparare il russo, il bulgaro, la musica moderna, la popolare, la matematica moderna, i movimenti per la pace, la lettera “Z”.
Nell’Ellade ove erano vissuti i primi filosofi essi erano proibiti. Era il periodo 1967-1974 e governavano i colonnelli.   
Ovviamente per un giudizio, non facile in verità, bisogna tener presenti i veri filosofi e non gli infiniti “maitre a penser” che imperversano sui nostri teleschermi. Essi forse potrebbero fare solo i maitre senza penser, arte altrui, o addirittura neanche i maitre, ma proprio altro a cominciare dalla coltivazione della terra. 
La storia, la nostra storia è piena di ostracismo alla filosofia, alla cultura, all’arte. 
E questa opposizione tante volte si è manifestata con i roghi. L’iconoclastia, la grafoclastia, la litoclastia, la distruzione di opere d’arte sono passate spesso attraverso il fuoco inteso come purificatore e rigeneratore.
L’incendio della biblioteca di Alessandria d’Egitto del 391 (già cominciata da Cesare e da Aureliano) ove si persero tesori immensi di cultura e scienza. Completata poi dal califfo Omar nel 641 quando destinò i volumi e la carta ad alimentare il fuoco dei bagni pubblici (e speriamo solo a quello).
La distruzione della biblioteca di Bagdad da parte dei tartari nel 1258.
L’incendio della biblioteca di Granada del 1492 ove vi erano i capisaldi della letteratura e scienza araba. I roghi di Savonarola nella Firenze del 1500, i roghi nazisti ed infinite altre distruzioni.
Perdite immense come lo sterminio di tanti uomini. Ma l’uomo è destinato alla fine, le opere non hanno questo destino. Tutti siamo marcescibili. E sulle nostre tombe, innanzi ad un marmo fiorito non verranno che i nostri figli, con poca probabilità qualche nipote. Le opere della scienza, della cultura, dell’arte lasciano solo un vuoto immenso poiché destinate a durare. 
Tanta cenere che galleggia nell’aria o sul mare. Ma cenere.
Tante distruzioni irreparabili quasi sempre provenienti dal potere, civile o religioso che esso sia.
Non è certo compito della prolusione  indirizzare i giudici di oggi.
Nel valutare l’utilità o necessità della filosofia o la sua inutilità e negatività ognuno può partire dalle proprie convinzioni o anche dal processo a Socrate. Ma ora vi è una grande differenza: i giudici di quest’agorà sono anche donne. Quelle donne che non avevano, e spesso non hanno ancora, il diritto di partecipare alla cosa pubblica. Quella cultura dell’ignoranza che ha fatto sì che poche siano state le filosofe nel tempo come Ipazia di Alessandria nel IV secolo o Margaret Cavendish nell’Inghilterra della Repubblica di Cromwell del XVII secolo.
Platone che esalta Saffo definendola “decima musa” non riserva un posto alle donne nella sua “Repubblica”. Solo nella Lysistrata di Aristofane vi è la loro  ribellione virtuale.
Ma non è che le cose vadano tanto meglio nell’età contemporanea. Le donne hanno avuto accesso alla giurisdizione in Italia, nonostante la Costituzione,  solo con la legge 66 del 1963.
Nel ventennio fascista il concorso in magistratura era riservato a “maschi di razza ariana ed iscritti al partito nazionale fascista.” Nel 1938 per legge si limitava al 10% la presenza delle donne nel lavoro pubblico e privato.
Del resto solo nel 1919 era stata abolita l’autorizzazione maritale e del tribunale per gli atti a compiersi dalle donne.  
Le donne hanno ben diritto di salire alla
tribuna se hanno quello di salire al patibolo. 
Olimpe de Gouges (1748-1793).
Le prince philosophe.

Il compito della prolusione è quello di evocare scenari perciò mi limiterò a citare pareri differenti ed eterogenei di personaggi della cultura e della storia.
“La meraviglia (θαυμαζειν)  è propria della natura del filosofo e la filosofia non si origina altro che dallo stupore”. Platone, (427-347 a.C.). Teeteto.  
“Interrogato su cosa avesse imparato dalla filosofia disse: a fare senza essere comandato  ciò che altri fanno solo per paura della legge”. Aristotele (384-322 a.C.) in Diogene Laerzio, Vita dei filosofi  
“Per molta gente i filosofi sono degli importuni sonnambuli che la disturbano nel sonno” 
  1. Schopenhauer (1788-1860), Aforismi sulla saggezza del vivere.
“A rigore la filosofia è nostalgia, il desiderio di trovarsi dappertutto come a casa propria” 
Novalis, poeta tedesco, (1772-1801). Frammenti.
“O filosofia guida della vita!” Cicerone (106-43 a.C.). Tusculanae disputationes
“Non c’è nulla di così assurdo che non esca dalla bocca di un filosofo!” Cicerone (106-43 a.C.) .De Divinatione.
“La filosofia insegna ad agire, non a parlare”. Seneca (4 a.C.-65). Lettere a Lucilio.
“Essere filosofi non significa scrivere, significa vivere.” Timmermann, scrittore belga, 1886-1947. Una giornata satirica. 
“Se vuoi avere la vera libertà devi farti servo della filosofia”. Epicuro (341-270 a.C.) citato in Seneca, Lettere a Lucilio.
“Socrate fu il primo che richiamò la filosofia dal cielo alla terra e le diede cittadinanza nella città e la introdusse anche nelle case e la obbligò ad occuparsi della vita e dei costumi, delle cose buone e di quelle cattive.” Cicerone (106-43 a.C.). Tusculanae disputationes.
“Filosofo si può soltanto divenire non essere.  Appena si crede di esserlo, si  cessa di diventarlo.” E. F. Von Schlegel, scrittore tedesco (1772-1829). Athenaum.
“Povera e nuda filosofia dice la turba, al vil guadagno intesa”. F. Petrarca (1304-1374). Canzoniere. 
“Farsi beffe della filosofia vuol dire essere un vero filosofo.” B. Pascal (1623-1662). Pensées.
“Vi sono in cielo ed in terra, Orazio, molte più cose di quante ne sogna la tua filosofia”. W. Shakespeare (1564-1616). Amleto. 
“La filosofia epicurea: letto stretto ma pulito”. M. Yourcenar (1903-1987). Memorie di Adriano.
“La filosofia, come la medicina, ammannisce molte droghe, pochissimi rimedi buoni e nessuno specifico”. N. de Champort, scrittore francese, 1740-1794. Massime e pensieri.
“La filosofia trionfa facilmente sui mali passati e sui mali futuri, ma i mali presenti trionfano su di lei.” F. La Rochefoucauld (1613-1680). Maximes.
“Non è male nemmeno la filosofia. Purtroppo è come la Russia. Piena di paludi e spesso invasa dai tedeschi.” R. Nimier (scrittore francese, 1925-1962). Le hussard bleu.
“Un po’ di filosofia porta la mente dell’uomo all’ateismo, ma la profondità della filosofia la porta verso la religione.”  P. Bacon (1561-1626).  Essay
“…vidi il maestro di color che sanno seder tra la filosofa famiglia. Tutti lo miran, tutti onor li fanno:
quivi vid’io Socrate e Platone, che ‘nnanzi a li altri più presso gli stanno.”Dante 1265-1321 . Commedia. Inferno, IV.
Tra poco dopo aver ascoltato accusa e difesa saremo tutti chiamati ad esprimere un giudizio da trarre anche dalla nostra sapienza personale accumulatasi negli anni, ma con attenzione.
Avendogli detto Empedocle che è impossibile
trovare un vero sapiente, (Senofane) rispose
non è senza ragione , poiché occorre che sia già
sapiente colui che deve riconoscerlo.
Senofane (565-470 a.C.) in Diogene Laerzio.
Vite dei filosofi.


Mario Colella. Aule del liceo Garibaldi 17 maggio dell’anno secondo dalla 697^ Olimpiade.

Nessun commento:

Posta un commento