ΤΑ ΚΕΛΛΙΑ ΤΗΣ ΤΗΝΟΥ

ΤΑ ΚΕΛΛΙΑ ΤΗΣ ΤΗΝΟΥ
Και στα Κελλιά με χρώματα άσπρα και ήλιο μεθούν

domenica 5 luglio 2015

Saper dire di no, quando gli altri forse si aspetterebbero diversamente.

Saper dire di no, quando gli altri forse si aspetterebbero diversamente.

Non ho mai visto il mio paese in una situazione così critica. Sono almeno cinque anni che i greci vivono in una condizione umiliante. I giovani non hanno lavoro e non avranno un lavoro dignitoso nei prossimi anni. Gli anziani sono un peso per le finanze dello Stato e quelli che sopravvivono sopravvivono con l’aiuto dei figli.
E’ la prima volta che il popolo greco viene così umiliato, deriso, escluso, respinto da nuovi barbari.
Sono certo seriamente preoccupato per gli eventi che si stanno avvicendando in questa settimana. Ma sono anche  profondamente sdegnato per il ricatto feroce e disumano dei tecnocrati che puntano all’annientamento della dignità dei greci.
Mi fa male il silenzio assordante di certi governanti democratici dell’Europa mediterranea. Mi conforta invece la nuova solidarietà dei popoli europei e il nuovo movimento filellenico che si sta facendo largo in molte città europee. Molti europei si sentono più o meno greci, capiscono che i greci vengono attaccati da orde di tecnocrati arroganti che giocano duro giacché decisi a mettere a rischio le fondamenta della civiltà europea. 
In questi giorni il mio pensiero va continuamente proprio a mio padre, un uomo di 93 anni che vive nell’isola di Tinos, che ha fatto la guerra negli anni ’40 per moltissimi anni, che ha lavorato duro per far crescere e istruire i figli e adesso si vede umiliato, senza più diritti acquisiti, senza assistenza sanitaria, senza una pensione che gli permetta di vivere senza affanni e disagi. 
Mi addolora la composta e dignitosa tristezza degli anziani nelle isole della Grecia, nelle mie Cicladi. Non si aspettavano certo una vecchiaia così densa di preoccupazioni, non solo per loro stessi ma per il paese intero. Loro hanno combattuto negli anni ’40 per dare a noi un paese libero e democratico (e qui mi viene in mente l’Epitaffio di Pericle). E adesso vedono che la Grecia rischia di perdere la propria sovranità. 
Mi fa male ricevere richieste di medicinali da molte parti della Grecia. L’austerità dei tecnocrati ha lasciato gli ospedali e le strutture sanitarie periferiche della Grecia senza medicinali.
Case al buio, aumento dei suicidi, in Grecia c’è una emergenza umanitaria. Sono 300mila le case dove si vive al di sotto della soglia di povertà e dove non viene più erogata l’elettricità.
In molti quartieri di Atene funzionano banche del cibo che riforniscono di generi di prima necessità le famiglie più bisognose. Due milioni di greci, su una popolazione di 10 milioni e mezzo, non hanno più accesso al sistema sanitario pubblico, perché in Grecia quando si perde il lavoro, si perde anche la copertura sanitaria.
Non è questa l’Europa che abbiamo sognato. Molti tacciono e nascondono questi effetti dell’austerità. E ‘una vergogna chiudere gli occhi di fronte a questo dramma. 
Bisogna dire le cose con le loro parole. E’ in atto una grave crisi umanitaria in Grecia ma i media preferiscono parlare delle file nei bancomat o del look di Varoufakis.
La crisi greca non è solo una crisi finanziaria, è anche una crisi umanitaria, risultato dei tagli sulla spesa pubblica degli ultimi cinque anni, con effetti devastanti per l’assistenza sanitaria.
Si è tanto scritto del referendum. E si è fatta tanta disinformazione. Soprattutto si è cercato di infangare il governo greco, di ridicolizzare i ministri eletti dai greci con una maggioranza qualificata e chiara.
Non è certo il governo di oggi che ha portato il paese in un vicolo cieco. Sono i politici di lungo corso, quelle   dinastie famigliari che hanno distrutto la Grecia e ora attaccano senza pudore il governo attuale per avere portato il paese davanti al precipizio. E sono gli stessi che ora chiedono ai greci di accettare le nuove misure di austerità senza battere ciglio. Sono questi che hanno portato i loro pingui patrimoni nelle banche estere con la tolleranza dei governi europei.
Ho riflettuto molto questi giorni su questo referendum e sulla grandezza del No. 
Ulteriori misure di austerità sarebbero un duro colpo per un paese e un’economia già al collasso. Questo è il motivo che spingerà molti greci a votare un No deciso.
I greci sanno bene a cosa andrebbero incontro se prevalesse il loro No, sanno che non piacerà alle cancellerie e alle banche. Si aspettano di tutto. Saranno accusati di viltà, di incapacità di assumersi responsabilità, diranno magari che non pensano ai loro figli, che sono dei pavidi, imbelli e persino egoisti. 
Sono certo che molti greci pur immaginando a cosa andrebbero incontro, avranno il coraggio di dire nuovamente un grande No. E quel No – quel giusto No – sarà dettato dal cuore, dalla ragione e dalla storia dei greci.

E così mi è venuta in mente la poesia di Costantino Kavafis Che fece ... il gran rifiuto.

A certi uomini arriva un giorno
in cui devono dire il grande Si
o il grande No. Si riconosce subito colui
che in cuor suo ha pronto il Si, e pronunciandolo
fa un passo in là nella sua stima e nella convinzione.

Ma chi ha fatto il rifiuto non si pente. Se tornassero a chiederglielo
No direbbe ancora. Eppure ne viene stremato
da quel No - così giusto - per tutta la sua vita.

Effettivamente ci vuole molto coraggio e molta forza d’animo per saper dire un giusto No ai potenti che manovrano la famosa Troika.
Il rifiuto di Kavafis non  si fa per viltade. E i greci di oggi non sono dei dannati.  
Ci sarà della grandezza nel loro dire No a ulteriori sacrifici.
Questo referendum è un referendum storico. E’ un referendum che indica la grande vitalità della democrazia in Grecia.  Non riguarda certo solo i greci ma tutti i popoli d’Europa colpiti dalla crisi, popoli ormai senza voce in capi­tolo sul destino delle loro eco­no­mie.
La Gre­cia sta ponendo un altro test a questa unione monetaria incompleta e asimmetrica e l’Europa tutta deve cogliere questa occasione per com­ple­tare il dise­gno dell’euro.
I greci, rivendicando il ruolo della democrazia, sanno che saranno loro a dare a tutti un segnale che è possibile costruire un’Europa dei cittadini ove sia preminente la Politica con la P maiuscola.
La Grecia ce la farà, siatene certi. Ai greci, come diceva il premio nobel Elytis, basterebbe un ulivo, una vite e una nave per ricostruirla da capo.
Il problema quindi non è la Grecia e la sua salvezza. 
E’ l’Europa che ha perso la ragione e pensa di fare a meno della Grecia. 
Bisogna salvare l’Europa che vogliamo e sogniamo. 



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