ΤΑ ΚΕΛΛΙΑ ΤΗΣ ΤΗΝΟΥ

ΤΑ ΚΕΛΛΙΑ ΤΗΣ ΤΗΝΟΥ
Και στα Κελλιά με χρώματα άσπρα και ήλιο μεθούν

venerdì 23 novembre 2012

Αποχαιρετιστήριες ορμήνειες του Χρόνη Μίσσιου

Να αντιδράς στον πόνο, στην απελπισία, στην καταπίεση, στο καθημερινό βόλεμα, στον παραλογισμό της εξουσίας, αλλά και στην τυραννία της ιεραρχίας ή της αυθεντίας. Να μην παραδίνεσαι και να μάχεσαι, γιατί όταν παλεύεις έχεις σκοπό, έχεις στόχο και γεννάς δυνάμεις μέσα σου. Να εμπλέκεσαι στα πράγματα γιατί έτσι πλουτίζεις, ενώ αν η επαφή σου μ' αυτά είναι τυπική, περιορισμένη στις βιολογικές ή πρακτικές ανάγκες σου, γερνάς.

venerdì 16 novembre 2012

Michel Stephanopoli de Comnène per la prima volta a Montresta


Domenica prossima, 18 novembre, il sindaco di Montresta, Antonio Zedda, consegna la cittadinanza onoraria a MICHEL STEPHANOPOLI DE COMNENE, discendente del condottiero della migrazione dei manioti itilioti nel Seicento in Corsica e della successiva diaspora dei manioti della Corsica in Sardegna verso la metà del Settecento.

La visita di Stephanopoli de Comnène sarà una tappa significativa del progetto NOSTOS -promosso nel 2010- e avrà delle ripercussioni positive non solo sulla storia di Montresta ma anche su tutta la diaspora greca in Italia e in Francia.
NOSTOS ha già raggiunto dei risultati considerevoli in un ambito trilaterale che abbraccia Grecia, Italia e Francia.
Tutti i greci d'Italia danno il benvenuto a MICHEL STEPHANOPOLI DE COMNENE, che rappresenta l'emblema e l'eccellenza della diaspora storica in Europa, una diaspora dinamica che dopo quasi quattro secoli mantiene ancora vive le radici, la memoria storica e l'identità culturale ed etnica dei manioti, contribuendo a creare un'altra Grecia  ben più ampia oltre i confini della Grecia antica.

Il bel viaggio di NOSTOS continua con il sostegno di Michel Stephanopoli de Comnène che con i suoi  numerosi libri ha saputo divulgare e diffondere la storia della diaspora dei manioti.

martedì 13 novembre 2012

Ενας φίλος ήρθε απόψε απ΄ τα παλιά



Αναπολώντας τα περασμένα, ύστερα από ένα τηλεφώνημα με τον Περικλή, που ξαναβρήκα τυχαία μετά από 30 χρόνια, τριγυρνώντας αμέριμνα στα σοκάκια του διαδικτύου.


Μοναχός μου πάλι βρέθηκα 
και για μια στιγμή σε σκέφτηκα
κι αναπολώντας στη φτωχή την κάμαρά μου
ήρθε ένας φίλος να ξυπνήσει τα όνειρά μου
κι ενώ σκεφτόμουνα αγάπη μου πού να `σαι
ήρθε και μου `πε πως ακόμα με θυμάσαι

Ενας φίλος ήρθε απόψε απ΄ τα παλιά
φορτωμένος με χιλιάδες αναμνήσεις
είχε γκρίζα τα σγουρά του τα μαλλιά
και μου είπε πως απόψε θα γυρίσεις

Στην ιστορία μας ο φίλος αυτός
είχε ένα ρόλο παίξει τελευταίο
κι όπως με κοίταζε στα μάτια σκυφτός
μ΄ έκανε αγάπη μου αδιάκοπα να κλαίω
Στίχοι Φίλων Αρίας
Μουσική Γιώργος Μουζάκης

domenica 11 novembre 2012

Ανεμογεννήτριες, αυταπάτες και χίμαιρες


L'affare delle migliaia di «aerogeneratori» in una piccola regione

Per chi nutrisse ancora qualche dubbio circa il disastro che ha significato per il Bel Paese il passaggio alle Regioni di gran parte dei poteri in materia ambientale, il caso del Molise rappresenta una utile lezione riassuntiva. Anche perché esso se l'è dovuta vedere con uno dei peggiori flagelli che si è abbattuto nell'ultimo quindicennio su tutta la Penisola, l'invasione delle pale eoliche: quei piloni e quelle eliche sempre più gigantesche che in un numero sempre maggiore hanno alterato per sempre il profilo costiero, la linea delle colline, lo sfondo paesistico di migliaia di chilometri quadrati del territorio italiano. Un pervasivo insediamento cementizio tanto più irresistibile in quanto promosso dai potenti interessi economici delle società elettriche, le quali hanno tutti i mezzi (e la spregiudicatezza) per «convincere» il ceto di governo locale: non solo perlopiù di fragile livello culturale e di altrettanto fragile tenuta morale, ma in genere avidissimo di benefici d'ogni tipo.
Il Molise è una regione piccolissima (neppure 4.500 chilometri quadrati) e di eccezionale bellezza. Basti pensare che, tenuto conto dei vincoli di varia natura amministrativa, tra cui beninteso quelli emanati dalla stessa autorità regionale, ben il 72,5 per cento dell'intero suo territorio è stato dichiarato di interesse paesaggistico. E negli stessi documenti ufficiali della pianificazione ambientale si precisa che «la realizzazione di antenne e/o ripetitori non dovrà costituire barriere od ostacoli oppure escludere la visione di aspetti caratteristici del paesaggio».
Peccato che i fatti siano andati in direzione esattamente contraria a queste belle parole. Già alla data di dicembre di due anni fa, infatti, risultava autorizzata dagli uffici regionali l'installazione di ben 408 «aerogeneratori» mentre erano in corso progetti per realizzarne altri 2.131. Sì, avete letto bene: 2.131. Il che vuol dire niente altro che una pala eolica — la cui altezza oscilla tra i 125 i 170 metri: ognuna con una base di calcestruzzo di 20 metri di lato per 3 di spessore, nonché pali di fondazione sprofondati nel terreno per almeno 20-25 metri — una pala eolica di tal genere per ogni chilometro e mezzo circa di superficie della regione. Figuriamoci se non ci fosse stato il vincolo paesistico di cui sopra!
È facile immaginare l'effetto devastante di questa autentica pazzia. In pratica, per dirne solo una, tutti i fertili territori del Basso Molise degradanti verso l'Adriatico, terre fertilissime di cerealicoltura, di vigne e di uliveti, sede da millenni di quella preziosa testimonianza degli insediamenti umani che sono i «tratturi», e con esse tutti gli antichi casolari che le popolano, sono schiacciate, di fatto visivamente annichilite, da una sequela di queste macchine gigantesche. La cui installazione, dalla quale i molisani non ricavano alcun vantaggio, porta però un bel rivolo di quattrini all'amministrazione regionale, che infatti incassa dalle imprese che presentano progetti, per il semplice esame istruttorio, lo 0,03 per cento del costo dei progetti stessi e, se approvati, la stessa percentuale sul valore delle opere infrastrutturali eseguite (in pratica circa 90 mila euro per ogni progetto semplicemente presentato).
Ciò che è significativo è che in tutti questi anni, contro lo strapotere delle società elettriche, contro il permissivismo cieco (se non peggio…) della Giunta regionale molisana, e in difesa degli interessi autentici delle popolazioni, della loro storia e della loro identità, una sola istituzione ha fatto sentire la sua voce: la Direzione regionale per i Beni Culturali — cioè l'articolazione sul territorio del ministero romano — nella persona del suo dirigente, un funzionario fedele di cui è giusto non dimenticare il nome: il dottor Gino Famiglietti. Verificando con attenzione, cercando di fare quel non molto che poteva, valutando caso per caso e talvolta dando anche parere positivo, ma sempre regolarmente osteggiato e denigrato dal governo regionale, la cui massima autorità in più di un'occasione neppure si è degnata di rispondere ai suoi rilievi.
Dobbiamo rendercene conto una buona volta. Questa è la realtà del federalismo che abbiamo realizzato in Italia. In un numero altissimo di casi il decentramento dei poteri alle periferie, con la virtuale cancellazione di qualunque capacità vera di controllo e di interdizione da parte del centro, ha voluto dire semplicemente una paurosa diminuzione di tutela di tutto ciò che è pubblico, a cominciare per l'appunto dalla natura dal paesaggio. Su questo piano, per oltre un secolo, lo Stato nazionale, le sue classi politiche e le sue burocrazie, hanno dimostrato una capacità enormemente superiore a quella dimostrata dai gruppi dirigenti regionali e comunali e dai loro uffici, assai più permeabili a ogni genere di tentazione ma soprattutto sempre dominati spasmodicamente dal problema del consenso. Quel che è successo ai beni ambientali e al paesaggio italiano ne è testimonianza vivente: negli ultimi trent'anni, grazie al cosiddetto federalismo, esso ha subito danni di qualità e quantità tali che ormai ogni giorno di più l'Italia che tanti di noi hanno conosciuto e amato rischia di non essere altro che un semplice ricordo.

sabato 3 novembre 2012

Ίσως εκεί που κάποιος αντιστέκεται χωρίς ελπίδα, ίσως εκεί να αρχίζει η ανθρώπινη ιστορία κ΄η ομορφιά του ανθρώπου

Ξαναδιαβάζοντας Ρίτσο σε στιγμές πού όλοι μας χτυπάμε το κεφάλι σε πανύψηλους τοίχους αναζητώντας λίγο γαλάζιο ασκίαστο.
Eppure, chissà, 
là dove qualcuno resiste senza speranza, 
è forse là che inizia la storia umana, 
come la chiamiamo, e la bellezza dell'uomo.
Trad. Nicola Crocetti

venerdì 2 novembre 2012

Περί Κελλιών

Τα ονόματα των ανθρώπων και των τόπων έχουν ψυχή και ιστορική υπόσταση.  Δηλώνουν μια συγκεκριμένη ταυτότητα και καταγωγή.
Τα τοπωνύμια μεταφέρονται από γενιά σε γενιά και γίνονται ιερή παρακαταθήκη.
Τα τοπωνύμια είναι τα θησαυροφυλάκια της ιστορίας ενός τόπου σε χρονική διαστρωμάτωση. Είναι ανάγλυφες επιγραφές των τόπων. 
Όσο χρησιμοποιούνται στο ζωντανό καθημερινό λόγο παραμένουν δόκιμα και δεν κινδυνεύουν να ξεπέσουν και ξεφτίσουν στο ποτάμι της λήθης. 
Όταν όμως ηθελημένα περιθωριοποιούνται τότε καταντούν λείψανα ενός αποποιημένου παρελθόντος.
Η αποποίηση μιάς ταυτότητας και η πρόσληψη μιάς νέας με μετονομασία φανερώνει πνευματική ένδεια και στενοκεφαλιά. Με την αποποίηση κόβονται οι ρίζες.
Πριν περίπου εξήντα χρόνια κάποιοι νονοί, με το ανυπόστατο σκεπτικό ότι το ουδέτερο τοπωνύμιο Τα Κελλιά δημιουργούσε κακοηχία και σύγχυση με το θηλυκό ουσιαστικό Η Κοιλιά, υπέβαλαν αίτηση στο Υπουργείο Εσωτερικών για μεταβολή του, με στόχο τον εξελληνισμό και εξωραϊσμό της ονομασίας του κεφαλοχωριού.
Είναι φανερό ότι θεμελιωνόταν σε μια λανθασμένη εκτίμηση η ιερόσυλη επιλογή των τότε κοινοτικών αρχόντων.
Είναι εξακριβωμένο ότι η αλλοίωση μιας παράδοσης έχει πάντα επιβλαβή μορφωτική επήρεια στις νέες γενιές γιατί οδηγεί στον ξεριζωμό και στην αλλοτρίωση.
Καιρός να αφυπνιστούμε και να συνέλθουμε.
Όποιος ξεχνά τις ρίζες του χάνει την ταυτότητά του και τις καταβολές του. Χάνει τον ίδιο τον εαυτό του.
Συντρέχουν πιά οι προϋποθέσεις που δικαιολογούν την επαναφορά της παλιάς ονομασίας.

giovedì 1 novembre 2012

Τα τοπωνύμια είναι οι θεματοφύλακες της ιστορίας και της παράδοσης!


Ιδρύθηκε η «Κοινωνική Συνεταιριστική Επιχείρηση (Καλλονή - Κελλιά)» στην Τήνο

http://www.tiniaki.gr/2012/11/blog-post_9242.html

Λίγες γραμμές για το ιστορικό τοπωνύμιο ΚΕΛΛΙΑ. 
Κάποια στιγμή πρέπει να διερωτηθούμε όλοι οι Κελλιανοί αν θα πρέπει να παραμείνει το πρόσφατο και ανιστόρητο Καλλονή, που θυμίζει άνοστη κι άγουστη καλλιγραφία και αναλφάβητο και ανορθόγραφο εξωραϊσμό. Έχουμε χρέος να διαφυλάξουμε την ιστορία του χωριού. Τα τοπωνύμια είναι οι θεματοφύλακες της ιστορίας και της παράδοσης! Και η επαναφορά της ιστορικής ονομασίας πρέπει να γίνει το γρηγορότερο πριν χαθεί η μνήμη της ονομασίας. Τα χρόνια περνάνε και οι άνθρωποι που είχανε γεννηθεί Κελλιανοί φεύγουνε σιγά σιγά!
Χρέος μας είναι να μην αφήσουμε να σβήσει αυτό το τοπωνύμιο στῆς λησμονιᾶς τὴν κρουσταλλένια βρύση.
Καιρός είναι να επαναφέρουμε την ιστορική ονομασία του χωριού μας.